Vodafone aggira l’antitrust: salasso del 10% per clienti fisso e mobile, un mese di tempo per recedere gratis

Scritto il alle 16:16 da Redazione Finanza.com

Pesanti rincari in arrivo per i clienti Vodafone. A partire da maggio (per la precisione il 27 maggio) scatterà un aumento per il mobile fino a quasi 1,50 euro ogni mese per poi coinvolgere anche i contratti di rete fissa con aumenti che possono arrivare fino a 3 euro al mese (superiore rispetto ai 2 euro massimi comunicati inizialmente). Si tratta di una modifica contrattale unilaterale decisa dall’operatore per via delle “mutate condizioni di mercato”.

L’annuncio di Vodafone è apparso sul sito italiano del colosso tlc circa due settimane fa, con la dicitura “mutate condizioni di mercato” che implicitamente rimanda a quanto decretato dall’Antitrust di bloccare gli aumenti a seguito del ritorno della fatturazione mensile rispetto a quella a 28 giorni.

La comunicazione ai clienti (occhio alla fattura di aprile per utenze fisse)
Proprio in questi giorni sono arrivate anche le comunicazioni ufficiali agli utenti Vodafone. I clienti mobile hanno ricevuto via Sms questo messaggio:

“A seguito delle mutate condizioni di mercato e per continuare a garantire la qualità dei servizi legata ai nostri investimenti sulla rete, dal 27 maggio 2018 cambiano le condizioni tariffarie di alcune offerte mobili prepagate, le quali avranno un aumento del rinnovo mensile che varierà da 0,69 euro a 1,49”.

Mentre quelli di rete fissa, nella bolletta (nell’ultima pagina, abbastanza celato e quindi passato inosservato a buona parte dei clienti) è stato scritto invece questo avviso:

“A causa delle mutate condizioni di mercato, a partire dalla prima fattura emessa dopo il 10 luglio 2018, i clienti che hanno un’offerta di rete fissa avranno un aumento del canone mensile che varierà da 1,50 euro a 3 euro in modo da consentirci di continuare a garantire la qualità dei servizi legata ai nostri investimenti sulla rete”.

A conti fatti una stangata nell’ordine del 10%
Gli aumenti sono più salati di quanto appaia a prima vista. Per un cliente di rete fissa con tariffa mensile di 30 euro, che si è visto comunicare un aumento di 3 euro mensili, si tratta di una stangata del 10%. Stesso rincaro percentuale per il cliente mobile ricaricabile con una tariffa di 12 euro mensili a cui è stato comunicato un rincaro è di 1,19 euro.

A conti fatti con questa mossa Vodafone probabilmente andrà a recuperare più che totalmente quell’8,6% di aumento che l’Antitrust ha bloccato lo scorso mese, puntando forte sull’elevata fidelizzazione della propria clientele che permetterà tassi di recesso abbastanza bassi.

Ecco le modalità per recedere gratuitamente dal contratto
I clienti hanno la possibilità di recedere dal contratto o passare ad altro operatore senza penali fino al giorno prima della variazione contrattuale. Il diritto di recesso può essere esercitato in maniera gratuita con diverse modalità (su variazioni.vodafone.it, inviando una raccomandata A/R al servizio clienti, scrivendo via PEC all’indirizzo vodafoneomnitel@pocert.vodafone.it, chiamando il 190 o compilando l’apposito modulo nei negozi Vodafone), specificando come causale del recesso “modifica delle condizioni contrattuali”. I clienti che decidono di recedere e hanno un’offerta che include telefono, tablet, Mobile Wi-Fi, Vodafone TV o prevede un contributo di attivazione a rate continueranno a pagare, le eventuali rate residue addebitate con la stessa cadenza e con lo stesso metodo di pagamento che hanno scelto.

C’è quindi la possibilità di recedere dal contratto in maniera gratuita (almeno quello) visto che è stato modificato in maniera unilaterale, però questi ultimi rincari possono suscitare qualche prurito concettuale. Anche perché suona tanto come un modo per scaricare sul cliente l’introduzione della fatturazione a 30 giorni. Anche se non esplicitamente (e forse furbescamente) menzionata. Ma chi ha seguito la vicenda dall’inizio appare tutto abbastanza chiaro: la legge impone agli operatori di modificare a partire da aprile la fatturazione mensile, portandola da 28 a 30 giorni; le società annunciano in blocco l’aumento delle tariffe che fa scattare la diffida dell’Antitrust. A quel punto alcune società ritirano gli aumenti annunciati ma non ci rinunciano veramente ed ecco che ci riprovano con tempistiche diverse in modo da non far scattare l’allarme di un cartello. Il problema, dal punto di vista regolatorio, infatti, non è rappresentato dagli aumenti in sé ma dal fatto che sono stati annunciati in maniera contemporanea.

Insomma, sembra tanto che alla fin della fiera gli aumenti delle tariffe prima o dopo arriveranno per tutti perché gli operatori non sembrano avere nessuna intenzione di rinunciare ai guadagni che la fatturazione a 28 giorni gli permetteva fino a poco tempo fa.

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