Airbnb: alla faccia della condivisione, i maggiori guadagni sono solo per pochi
I guadagni di Airbnb, baluardo della sharing economy, la cosiddetta economia della condivisione, sono assolutamente poco condivisi. Anzi si concentrano nella mani di pochi. Almeno in Italia, dove la distribuzione dei ricavi tra i padroni di casa che affittano tramite la famosa piattaforma è ineguale, andando in qualche modo contro alla retorica generalmente legata alla nozione di condivisione.
Secondo l’indagine effettuata per due anni su 13 città italiane dal laboratorio Ladest della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Siena, solo una manciata di operatori che detengono diverse proprietà riescono ad accumulare più di due terzi dei ricavi complessivi generati sul sito web. Gli incassi infatti vanno soprattutto alle grosse agenzie di intermediazione, dei “super host” che gestiscono per conto terzi decine se non centinaia di appartamenti a scopo turistico, specialmente nei centri storici delle principali città italiane, come Firenze, Milano e Roma.
La disuguaglianza è estremamente elevata in tutte le città, ed è aumentata tra il 2015 e il 2016 in dieci delle tredici città esaminate. In particolare, l’indice Gini, usato nel mondo accademico per calcolare le disuguaglianze e che nella popolazione italiana è poco sopra lo 0,3, su Airbnb è al doppio: 0,7 a Milano, 0,67 a Catania, 0,66 a Firenze. “Ciò suggerisce che i presunti vantaggi delle piattaforme di sharing economy sono sproporzionati e diretti verso un numero ridotto di utenti”, rileva la ricerca.