Consumi: la spinta può arrivare anche dall’innovazione di credito e pagamenti
I servizi innovativi di pagamento e credito al consumo potrebbero essere la spinta per riaccendere i consumi in Italia in una fase di stagnazione come quella attuale. La tecnologia, dagli smartphone alle app, offre già un sostegno importante per rendere gli acquisti più veloci e agevoli, ma occorre un cambiamento importante soprattutto da parte del mondo retail, vale a dire i negozianti. E’ ciò che è emerso dal workshop “Retail Instore Finance, what’s next?”, organizzato da Cofidis e Deloitte e svoltosi oggi a Milano.
“La situazione stagnante dei consumi oggi sarebbe peggiore senza credito al consumo – ha spiegato Michele Mandelli, senior executive Monitor Deloitte, precisando che il 20% degli acquisti verrebbe non effettuato o rimandato nel tempo se non ci fosse la possibilità di accesso a un finanziamento o a una dilazione di pagamento. Guardando al futuro l’importanza del credito al consumo è destinata ad aumentare: da qui al 2018 si stima una crescita sia del ricorso al credito da parte dei consumatori (+50%) sia dell’erogato (+5%). La sua diffusione però dovrà essere supportata da alcuni fattori, in primis una burocrazia più snella e semplice e poi una maggiore trasparenza e flessibilità delle condizioni economiche.
In questo contesto si è inserita Cofidis Retail, che ha presentato il servizio PagoDil, caratterizzato da una disponibilità massima (24 ore al giorno, sette giorni su sette), dalla velocità dell’online e dalla riduzione della carta.
Proprio i servizi offerti dal retailer e l’experience di acquisto assumono sempre più importanza rispetto al prodotto, diventando il focus di differenziazione e successo per stimolare i consumi. “Il mercato è cambiato, ma alcuni sono rimasti indietro”, soprattutto nei confronti dei millennials (i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni), ha affermato Fabrizio Valente, partner fondatore di Kiki Lab, illustrando la ricerca “Millennials Vs Non-Millennials”. Dall’indagine, effettuata su 11 Paesi al mondo, è emerso che questo segmento di consumatori tecnologicamente attivi acquista di più tramite il canale online ma non per pigrizia, bensì per una inadeguatezza degli store. “In molti casi, i negozi non sono riusciti ad adeguarsi alle esigenze dei nuovi consumatori – ha spiegato Valente – Si può dire quindi che non sono i millennials a essere una storeless generation, bensì sono i negozi a essere millennials-less”.