Mercati: alla ricerca di rendimenti quando le Borse crollano e i titoli di Stato non rendono

Scritto il alle 15:26 da Redazione Finanza.com

Fin dalle prime ore, il 2016 si è annunciato come un anno particolarmente difficile per le alternative di investimento dei risparmiatori. Complice diversi fattori, il sentiment dei mercati ha fatto registrare una netta inversione di rotta rispetto ai mesi precedenti.

Il rallentamento congiunturale della Cina, le pressioni ribassiste sulle quotazioni del petrolio che penalizzano i Paesi produttori di greggio e i Paesi emergenti particolarmente legati ai valori dell’oro nero, i punti interrogativi circa l’evoluzione della politica monetaria americana, le difficoltà a ripartire dell’Eurozona, le fluttuazioni delle valute sul mercato dei cambi sono alcuni di essi e le diverse tensioni geopolitiche mondiali sono tra i più importanti.

Guardando nello specifico l’andamento dei mercati azionari nell’area Euro, in queste prime settimane del 2016 i ribassi hanno colpito tutte le principali Borse del Vecchio Continente.

Da inizio anno il Dax ha lasciato sul terreno quasi il 16%, l’Eurostoxx 50 oltre il 14% e il FTSE Mib italiano oltre il 21%. Non che le Borse americane abbiano regalato maggiori soddisfazioni agli investitori. Chi avesse investito a fine 2015 sull’S&P 500 ora starebbe maturando una perdita dell’8%. Nello stesso periodo il Dow Jones è arretrato del 7% e il Nasdaq del 13.

A complicare ulteriormente le scelte di allocazione contribuiscono anche i tassi di interesse offerti dai titoli di Stato di molti Paesi dell’Eurozona. Sul mercato secondario, attualmente il Bund tedesco prezza un rendimento dello 0,249%. Il BTP a 10 anni l’1,595%.

I problemi si acuiscono sulla parte breve della curva. I titoli di Stato a 2 anni tedeschi prezzano un rendimento del -0,517%, l’omologo italiano dello 0,008%. Ai prezzi di mercato, il 5 anni tedesco passa di mano con un rendimento negativo dello 0,281% mentre quello italiano riconosce lo 0,533%.

Nell’ultima riunione della Bce Mario Draghi ha detto chiaramente che i tassi di interesse nell’area euro rimarranno agli attuali livelli, ossia ai minimi storici, per ancora molto tempo. Nel corso della riunione del prossimo 10 marzo, la Bce dovrebbe inoltre annunciare le variazioni al piano di Quantitative Easing promosso nel 2015. Secondo le attese degli economisti, l’Eurotower dovrebbe da un lato aumentare l’importo mensile di acquisti di bond.

Se la Bce dovesse concretizzare le aspettative degli analisti, nei prossimi mesi è lecito attendersi un’ulteriore contrazione dei rendimenti dei titoli di Stato dell’Eurozona. Per sovraperformare il mercato tuttavia si dovranno scegliere degli strumenti dal congruo rapporto rischio/rendimento.

E’ il caso per esempio delle obbligazioni a tasso misto di Banca IMI. Lo scorso 27 gennaio la banca d’affari di Intesa Sanpaolo ha quotato l’obbligazione “Banca Imi Collezione Tasso Misto Euro Serie I”. Il bond, ISIN XS1341083555 e taglio da 1.000 euro, ha una durata di 8 anni.

A suo favore gioca la struttura cedola. L’obbligazione prevede infatti il pagamento di una cedola fissa del 3,1% nei primi due anni. A partire dal 3° anno il rendimento del bond diventa variabile e pari al tasso Euribor a tre mesi maggiorato dello 0,75%.

A vantaggio dell’obbligazione “Banca Imi Collezione Tasso Misto Euro Serie I” sono dunque due elementi. Da un lato il maggior tasso di interesse riconosciuto dal bond rispetto ad altri titoli obbligazionari di simile durata, dall’altro la possibilità di poter aumentare la sovraperformance nel medio termine qualora dopo il 2018 la Bce dovesse iniziare a normalizzare la politica monetaria.

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