Cos’è bail-in: come funziona, quali i rischi per banche e clienti
Bail-in è diventato attivo in Italia nei giorni scorsi in seguito alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dei due decreti legislativi, il 180/2015 e il 181/2015, con cui è stata recepita la direttiva Ue n° 2014/59. Vine posto così un freno all’intervento dello Stato nelle crisi delle banche italiane.
Cosa significa Bail-in
Con il termine bail-in si intende l’obbligo per le banche che si trovano in una situazione di dissesto di attingere a risorse interne per il loro risanamento piuttosto che ad aiuti esterni come quelli statali ( tecnicamente definita bail.out). Ricorrere a risorse interne significa, più nello specifico, che gli istituti di credito potranno anche effettuare prelievi forzosi dai correntisti per ‘aggiustare’ i buchi di bilancio. Questa norma nasce dalla volontà – ma anche dall’insostenibilità – dei governi europei di continuare a coprire le perdite delle banche che da gennaio in poi dovranno provvedere da sole a mettere in ordine i propri conti.
Il provvedimento, come detto, è stato preso per conformarsi alla direttiva europea numero 2014/59 che autorizza, appunto, il bail-in su azioni, obbligazioni e conti correnti con depositi superiori ai 100mila euro (al di sotto di questa cifra, infatti, i conti correnti sono protetti dal sistema di garanzia dei depositi, già in vigore).
Come funziona Bail-in
L’introduzione della normativa pertanto, determina che non sarà più lo Stato a dover farsi carico delle perdite poichè, nell’ordine, saranno chiamati ad intervenire:
– gli azionisti;
– i detentori di obbligazioni subordinate e senior (strumenti Additional tier 1 e tier 2);
– i correntisti con liquidità superiore a 100mila euro, per la parte eccedente lo stesso.
Ad azionisti e creditori verrà chiesto un contributo pari all’8% del passivo della banca in crisi. Oltre, saranno le banche ad intervenire mediante il Fondo di risoluzione. Esclusi dal rischio bail-in sono invece i correntisti fino a 100mila euro, i possessori di covered bond, e i debiti verso dipendenti, fisco, enti previdenziali e fornitori.
Viene così recepita la direttiva europea ed entrerà in vigore in Italia a partire dall’1 gennaio 2016.