Mars One: Missione Uomo su Marte. Bufala o verità?

Scritto il alle 16:38 da Redazione Finanza.com

Negli anni ’50 l’interesse per i “marziani” era esaltato dalla cinematografia che lanciava film di fantascienza, presentandoli come il futuro imminente. Si raccontavano storie allora definite impossibili che avevano il pregio di far sognare un futuro ricco di viaggi intergalattici. Poi, la corsa allo spazio – più per questioni di supremazia mondiale che altro – fu cosa reale: il primo uomo sullo spazio, il primo uomo sulla Luna, la prima stazione orbitante, lo shuttle.
Oggi si parla molto del progetto “Mars One”, entrato nell’immaginario collettivo ma anche nelle discussioni degli addetti del settore.

Cos’è Mars One

Il concept è quello di inviare sul pianeta rosso ben 4 astronauti l’anno per sei anni in modo da formare una colonia permanente: scopo è di popolare Marte a partire dal 2026, anno nel quale dovrebbe salpare il primo team con il biglietto di sola andata. Dunque una missione senza ritorno ed è facile capirne le ragioni: tecnicamente allo stato attuale delle cose, non si dispone della tecnologia necessaria per prevedere il viaggio di rientro e, quindi, i volontari sanno sin da subito che salire sulla navicella significa lasciare per sempre la vecchia Terra.
La nascita di Mars One ha scosso il mondo scientifico e non, entrando a far parte di quelle notizie a livello mediatico che hanno riscosso un certo clamore: ma è davvero possibile, si chiedono in molti, oppure si tratta di una trovata per far soldi a discapito degli ingenui?
Secondo l’astrofisico irlandese Joseph Roche, uno dei volontari selezionati per la missione, molti sono i bugs presenti nel progetto ad incominciare dal fatto che molti “finalisti” avrebbero pagato per arrivare all’ultimo step selettivo.

Una bufala che rende?

Pare che coloro che hanno presentato domanda di ammissione per essere selezionati come volontari di questa missione abbiano accettato di far parte della Mars One Community ottenendo un punteggio di base che, mano a mano che si superano delle prove, viene aumentato permettendo di scalare la classifica generale. Ma a prescindere dalla mancata esistenza di alcun controllo, si possono guadagnare punti acquistando merchandising della missione in modo da avanzare in graduatoria. Si pensi che la sola iscrizione – basata sulla ricchezza del Paese di provenienza – varia dai 5 ai 75 dollari e che deve ipotizzarsi moltiplicato per oltre duecentomila richieste giunte agli organizzatori anche se gli stessi sostengono di aver ricevuto meno di tremila domande. L’italiano Aliprandi –l’unico connazionale ad essere tra i finalisti- sostiene invece di non aver pagato nulla al di fuori di una sessantina di euro tra iscrizione e l’acquisto di una t-shirt ufficiale. E’ noto però che i partecipanti devono contribuire cedendo i ¾ di eventuali proventi generati da interviste e partecipazioni a programmi radio-tv, notizia confermata dal nostro aspirante colonizzatore.

Serietà oppure no?

Altro fattore critico è quello rappresentato dal tipo di selezioni che finora hanno contraddistinto Mars One.
Sempre secondo l’astrofisico Roche, la selezione doveva prevedere colloqui, prove materiali effettuate in più giorni presso la sede ma di tutto questo non si è vista traccia: ci si è limitati alla sottoscrizione di un accordo per la privacy e un meeting di una dozzina di minuti su Skype che hanno accompagnato la compilazione di un questionario, un generico certificato medico e un video di presentazione. Nulla a che vedere con le severe selezioni della Nasa che impegnano almeno mille ore di volo solo per poter aspirare a divenire candidati.

Costi proibitivi

Il budget stimato per coprire la missione (considerato molto per difetto!) è di sei miliardi di dollari che gli organizzatori ipotizzavano potessero essere coperti per la maggior parte dalla cessione dei diritti tv per un reality sulla vita degli astronauti ma le Majors televisive non sono state convinte da questo potenziale business. Stessa scelta fatta dal premio Nobel per la fisica Gerardus Hooft, inizialmente testimonial di Mars One, che ha ufficialmente affermato che la missione non è realistica.
Più modestamente, il presidente dell’Istituto Italiano di Astrofisica Giovanni Bignami ha detto che è pura fantascienza in quanto il vettore che dovrebbe essere utilizzato per far arrivare un equipaggio su Marte, dovrebbe pesare dozzine di tonnellate che dovrebbero poter viaggiare a decine di chilometri al secondo e questo razzo non è stato ancora ideato. Inoltre la colonizzazione implicherebbe una serie di altre missioni precedentemente effettuate per trasportare tutto il materiale necessario e che la Nasa – certamente più accreditata di altri – ha stimato che una missione sul pianeta rosso presenterebbe un budget di almeno 1000 miliardi.

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