Expo Roma 1942: l’edizione che non si svolse

Scritto il alle 07:27 da Redazione Finanza.com
Expo Roma 1942: il Palazzo della Civiltà Italiana

Roma fu scelta come sede dell’esposizione universale nel 1942, ma a causa dello scoppio del secondo conflitto bellico, l’edizione non ebbe luogo. Eppure non sono poche le cose che quell’Expo “fantasma” ci ha lasciato, a partire dagli edifici costruiti e pronti ad ospitare l’esposizione e poi danneggiati dai bombardamenti che colpirono Roma.

L’E42 – questo il nome dato all’esposizione – era stata progettata come risposta da parte dell’Italia fascista ed imperiale alle grandi esposizioni che avevano avuto luogo a Parigi nel 1937 e a New York nel 1939. E forse proprio perché pensata in grande stile, la manifestazione, pur non tenendosi, ci ha lasciato maggiori eredità rispetto alle altre esposizioni universali. Gli edifici costruiti all’epoca oggi sono il cardine di un quartiere che all’alba degli anni Quaranta non esisteva, l’EUR (Esposizione Universale di Roma), visto che l’area in cui sarebbe dovuta sorgere l’esposizione universale si trovava in aperta campagna.

Nelle intenzioni degli organizzatori, l’Expo romano non sarebbe dovuto durare soltanto per i sei mesi dell’esposizione, ma costituire il nucleo di un insediamento urbano nuovo. L’impianto della manifestazione era stato concepito per esprimere la vocazione moderna ed imperiale dello stato fascista, mettendo al bando la temporaneità che contraddistingue le esposizioni di questo tipo. Niente padiglioni in legno, dunque, visti come dei baracconi più adatti ad una fiera paesana che ad un’esposizione universale, e spazio ad edifici in muratura che dessero l’idea di solidità e durata nel tempo.

Per tale ragione, i materiali impiegati per edificare i palazzi erano i più duraturi fra quelli di cui si poteva disporre, nonché i più nobili. Alla perfetta riuscita di ciò che tali costruzioni volevano esprimere contribuì il fatto che l’architettura italiana stava attraversando proprio in quegli anni uno dei periodi più floridi; al concorso per la progettazione degli edifici presero parte alcuni degli architetti più noti dell’epoca. Il progetto della Porta Imperiale e della Piazza delle Esedre, insieme a quello dei due edifici ai lati della piazza, portano i nomi di due professionisti romani giovani ma che avevano già un ottimo curriculum, Giulio Pediconi e Mario Paniconi.

A fare da supervisore al loro lavoro fu l’architetto di Milano Giovanni Muzio, uno degli esponenti migliori del classicismo di quel periodo. Le costruzioni erano state progettate in primis per l’esposizione, per poi decidere ad Expo concluso la loro destinazione finale. Un anno prima della consegna degli edifici furono realizzati bassorilievi e decorazioni dal pittore Efisio Oppo e dagli scultori Giuseppe Marzullo e Mirko Basaldella. I lavori non furono mai ultimati a causa degli sviluppi della guerra, che portarono il conflitto nella Penisola.

Nel primissimo dopo-guerra gli edifici furono occupati da senzatetto e i palazzi, danneggiati dal conflitto, avevano un’aria spettrale, tanto che parevano essere destinati all’abbattimento. A salvarli ci pensò Virgilio Testa, commissario dell’Eur e segretario del comune di Roma nel periodo in cui si stava organizzando l’E42. Il suo intervento fu decisivo per salvare ciò che era stato costruito nei primi anni ’40 e per dar vita ad un nuovo quartiere, permettendo così a quegli edifici di arrivare sino a noi. Attualmente l’EUR oltre che zona residenziale, è sede di uffici, sia pubblici che privati, tra cui i più noti sono la Confindustria, il Ministero della Salute, la sede centrale di Unicredit e di Poste Italiane, la SIAE.

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