E’ Google il marchio che vale di più, Apple “solo” seconda.
Il brand che vale di più in assoluto è Google. Il sito fondato da Larry Page e Sergey Brin, lanciato nel 1997 e oggi il più visitato al mondo vale infatti ben 159 miliardi di dollari, con un incremento del 40% rispetto al valore detenuto nel 2007.
In questa speciale classifica, Google precede Apple, che deve accontentarsi del secondo gradino del podio, distaccata di undici miliardi di dollari.
Nella classifica che fotografa la situazione creata dall’imperioso scatto del social media ad opera di Millward Brown Optimor e dedicata ai primi cento marchi mondiali, Gucci e Prada sono invece i marchi reputati più sexy, mentre a guidare quelli più divertenti sono Facebook e il gigante scandinavo della moda low cost H&M.
Il report scattato nel 2014 da BrandZ, rende anche nota la ripresa in atto nei paesi sviluppati e una notevole ripresa di fiducia dopo gli anni terrificanti che hanno fatto seguito alla crisi dei mutui subprime del 2008, anche se resta da vedere se la crisi può dirsi realmente terminata.
Il dato più interessante può però essere considerato proprio quello riguardante i maggiori brand, che vede i dieci maggiori di Stati Uniti, Regno Unito e Europa far registrare una decisa avanzata che fa da contraltare al calo fatto registrare invece dai marchi delle economie emergenti. Tanto che neanche un marchio indiano è riuscito a comparire in una classifica che vede anche i brand cinesi fare registrare una decisa flessione rispetto all’anno precedente e la presenza di un solo marchio africano.
Fanno inoltre il loro esordio Twitter e Linkedin, i quali fanno registrare rispettivamente la settantunesima e la settantottesima posizione dall’alto di 13,8 miliardi e 12,4 miliardi di dollari. Nel complesso, il valore messo in campo dai primi cento marchi mondiali ammonta alla bella cifra di 2.900 miliardi di dollari, con un deciso aumento del 12% rispetto a quanto fatto registrare nel 2013. Un dato che mette in evidenza una netta accelerazione rispetto agli incrementi medi del 9% che hanno caratterizzato gli anni dal 2006 in avanti, cioè dal primo anno in cui la speciale classifica è stata redatta per la prima volta.
Va peraltro messo in rilievo come un quinto circa dei marchi entrati in classifica faccia parte del settore tecnologico, con la presenza di diciotto brand che sono stati capaci di mettere insieme 827 miliardi di dollari, a conferma dell’importanza sempre maggiore del comparto e della capacità di sviluppo di cui gode lo stesso.
A seguire vengono poi i marchi del settore finanziario, con un numero maggiore di brand che hanno però collezionato “appena” 584 miliardi di dollari, nonostante la crisi degli ultimi anni, Un dato che comunque non stupisce eccessivamente, viste le ripetute accuse mosse alla grande finanza internazionale e relative alle sue responsabilità per quanto sta accadendo e alla sua voracità che ne sarebbe alla base.
Lo studio di BrandZ si chiude con una postilla relativa alla forza mostrata dai brand e derivante dal fatto che proprio la recessione ha spinto molti utenti a privilegiare la potenza del nome nei propri acquisti, dando vita di conseguenza ad una classifica che vede un forte rafforzamento dei marchi occidentali, dopo anni in cui gli stessi erano stati sottoposti ad un deciso attacco da parte dei concorrenti delle economie emergenti.