Confcommercio: calano i consumi ma “tengono” le strade della moda
È via Monte Napoleone a Milano la strada della moda più cara d’Italia. Chi decide di avviare un’attività commerciale nella celebre strada dello shopping di lusso del capoluogo lombardo si trova ad esempio a dover sborsare per 100 mq di negozio un affitto annuo di circa 670mila euro, mentre in via della Spiga arriva a 500mila euro. Roma non è da meno con via dei Condotti, dove per un negozio di 100 metri quadrati si arriva a pagare canoni annui di affitto fino a 640mila euro. Aprire, invece, un negozio di 100 mq a Napoli nella centralissima via Toledo costa un massimo di 110mila euro di affitto per arrivare a 160mila euro per 100 mq in via dei Mille. Le altre località italiane, tornando ai valori per metro quadrato, rimangono comunque tutte interessanti piazze di valore, da Firenze (600 – 3.400 €/mq) a Venezia (1.000 – 4.000 €/mq), da Genova (390 – 1020 €/mq) a Bari (500 – 1.800 €/mq), a Verona (400 – 3200 €/mq).
Il richiamo deriva dal made in Italy e dall’essere città turistiche, fieristiche e di business, dall’attrarre quindi un importante passaggio e dall’essere appetibili per l’avvio di un’attività commerciale redditizia. I canoni di affitto nelle high-street italiane restano stabili rispetto al 2012, in particolare in città come Milano, Torino e Verona, mentre a Genova, Firenze e Venezia è stata registrata una contrazione del 2% sugli affitti; nel comune di Portofino, il calo raggiunge il 4%. Nel centro Italia i canoni rimangono stabili, mentre nelle isole e al Sud, in città come Bari e Palermo, si registra un calo del 3,6%.
Per quanto riguarda i consumi nei primi due mesi del 2014 il calo medio (in valore) delle vendite nel settore moda registrato da Federazione Moda Italia è stato del 4,39% e gli acquisti degli italiani con carta di credito in abbigliamento, calzature, accessori, pellicce, pelletterie e valigerie ed articoli sportivi in Italia pari ad una spesa di oltre 1 miliardo e 600 milioni di euro registrano una flessione del 5,65%rispetto allo stesso periodo del 2013.
Questi in sintesi alcuni dati del Fashion & High Street Report a cura di Federazione Moda Italia in collaborazione con World Capital Group, un’analisi del mercato fashion che racchiude valori di locazione e rendimenti delle più importanti High Streets italiane rilevati da World Capital Group, accanto ai dati sui consumi nel settore moda monitorati da Federazione Moda Italia su un universo rappresentativo di imprese e ai dati dell’Osservatorio Acquisti CartaSi sugli acquisti effettuati dagli italiani con carte di credito nei negozi di moda.
“Dal Report emerge un dato positivo solo per il comparto accessori, con un incremento di vendite di oltre il 7% nei primi due mesi del 2014 a fronte di una flessione media degli altri prodotti di moda di un 5% rispetto allo stesso periodo del 2013 – commenta il presidente di Federazione Moda Italia – Confcommercio, Renato Borghi – Tengo a precisare che si tratta di una media nazionale, che riassume gli sconsolanti dati delle periferie e dei centri minori mitigati dalle migliori performance delle vie dello shopping delle grandi città e delle mete turistiche. In questo momento, si regge soprattutto grazie agli acquisti degli stranieri, russi e cinesi in particolare, inclini al buon gusto e amanti del made in Italy. Così si spiega l’interesse a investire nelle cosiddette high street”. “È però fondamentale – conclude Borghi – che gli italiani tornino a fare acquisti e che le imprese continuino a investire in Italia, nel made in Italy e nella qualità dei prodotti. Auspichiamo quindi un’inversione di tendenza con un incremento di fiducia per i cittadini e che l’intervento di alleggerimento fiscale lanciato dal Governo Renzi si sostanzi in un concreto stimolo alla propensione dei consumi. Serve, tuttavia, anche un’indispensabile detassazione per le imprese per favorire la ripartenza degli investimenti”.
“Interessante è comunque – dichiara Neda Aghabegloo, responsabile ricerca di World Capital Group – la crescente attenzione alle nostre High Streets sia da parte di brand italiani che di investitori stranieri orientati al Bel Paese, attenzione confermata anche dai canoni di locazione stabili o in aumento. Se è vero infatti che, dopo il nome della nota bevanda americana, il secondo termine più ricercato sul motori web risulta essere “made in Italy“, è facile spiegarsi perché. Posizione strategica, visibilità e flusso pedonale/turistico, accanto al desiderio imperante di essere parte del “sistema Italy”, rappresentano oggi concetti chiave per i retailer, fattori determinanti nella scelta delle loro location”.
ESEMPI DI CANONI DI LOCAZIONI ANNUI MINIMI E MASSIMI NELLE PRINCIPALI HIGH STREET ITALIANE SU 100MQ
(Fonte World Group per Federazione Moda Italia)