Camera: si punta al risparmio, addio al forfait per le spese telefoniche dei deputati
La spending review si appresta a riversare i suoi effetti anche sul Parlamento. L’ufficio di presidenza di Montecitorio, ha infatti deciso di procedere all’eliminazione del rimborso forfettario di cui avevano goduto sinora i parlamentari della Repubblica. Rimborso il quale sarà presto sostituito da un nuovo regime che vedrà fissato il tetto di spesa a quota milleduecento euro annuali, per ottenere i quali i singoli parlamentari dovranno produrre i relativi giustificativi di spesa. La decisione assunta, potrebbe portare ad un tetto di spesa complessivo che ammonterebbe di conseguenza a 756mila euro all’anno.
Va ricordato al proposito che ogni deputato, con il vecchio regime, aveva a sua disposizione una somma annua corrispondente a 3.098,74 euro, che portavano ad un complesso di spesa di poco inferiore ai due milioni di euro (precisamente 1.952.206,20 euro). Con le nuove disposizioni assunte dall’ufficio di presidenza di Montecitorio, sarà quindi possibile un risparmio di quasi 1,2 milioni di euro ogni anno.
Il provvedimento diventerà operativo dal primo marzo e costituisce una prima risposta ad un problema sempre più avvertito dall’opinione pubblica, soprattutto in un momento in cui la crisi continua a spingere al ribasso la possibilità di spesa di moltissime famiglie del nostro paese.
Il malumore dei cittadini italiani, del resto, è ampiamente giustificato dai dati ufficiali emessi dagli stessi organismi parlamentari. Basti pensare infatti che nel primo semestre del 2013, in un momento in cui si parlava della spending review e in cui i tagli decisi dal governo Monti al fine di riequilibrare i precari conti statali, avevano effetti pesantissimi sui consumi, la Camera dei Deputati aveva visto lievitare le spese da centocinque a centodieci milioni di euro. Dati che suonano spesso come una beffa, se si pensa ai 165mila euro spesi in quotidiani, per permettere ad ogni parlamentare di poter leggere le ultime notizie sul proprio giornale preferito. Oppure al milione e quattrocentomila euro che vengono spesi per garantire il giusto condizionamento delle sale di Montecitorio. Non meno clamorosi i dati riguardanti gli acquisti di beni mobili in legno (48mila euro al mese), quelli per facchinaggio e trasloco (oltre il milione di euro) o quelli riguardanti un appalto per il lavaggio di tappeti, tende, vetrate e parati, il quale prevede un corrispettivo di quasi tre milioni euro.
Spese che non possono evidentemente più essere sostenute in un momento in cui le politiche di austerity hanno compresso il tenore di vita di intere fasce di cittadini, cumulando i loro effetti ai tagli lineari che hanno colpito settori vitali come scuola, ricerca e sanità.
Naturalmente la decisione sul forfait per le spese telefoniche dei deputati dovrebbe presto essere seguita da altri provvedimenti incisivi in grado di riportare sotto controllo quelle che in molti non hanno esitato a definire spese pazze. Spese che hanno contribuito non poco a dare linfa vitale alla battaglia anti-casta del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.