I 7 temi macro vincenti per il 2014 (e un paio di dubbi)

Scritto il alle 17:28 da Redazione Finanza.com

Sono sette i magnifici temi macroeconomici che detteranno il ritmo dei mercati finanziari nel 2014. Temi ai quali Pierre-Olivier Beffy, capo economista di Exane BNP Paribas, aggiunge un paio di punti interrogativi legati alle tensioni registrate nelle ultime due settimane. La scenografia nella quale si muoveranno questi temi è, per la prima volta dal 2009, una crescita sincronizzata in tutte le macroaree geografiche del pianeta: Stati Uniti, Europa e Mercati emergenti. Proprio questi ultimi rappresentano uno dei due punti interrogativi che angosciano i mercati. L’altra grande incertezza è costituita dal rischio che i rendimenti dei Treasury americani crescano a un tasso superiore alle stime (portandosi dietro i rendimenti globali).

1 – L’anno del dollaro americano

Nel 2013 il dollaro si è rafforzato nei confronti delle valute emergenti e dello yen ma non nei confronti dell’euro, nonostante le malcelate speranze dei governanti europei preoccupati per le esportazioni. Il 2014 sarà l’anno buono, secondo gli analisti del team di Exane BNP Paribas, i quali vedono un cambio a 1,20 per fine anno. La determinante del movimento è nota da quando negli Stati Uniti si è iniziato a parlare di tapering. “In genere i cicli di lungo termine del cambio euro-dollaro – spiega il report degli analisti di Exane – sono frutto di un decoupling delle politiche monetarie sulle due sponde dell’Atlantico”. “Possiamo prevedere il primo rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti nel 2015 – aggiunge Pierre-Olivier Beffy – e dobbiamo al contempo tenere conto del fatto che i mercati anticiperanno una tale mossa. Nel terzo trimestre dell’anno in corso la Fed avrà ultimato il rientro dal Quantitative easing, i mercati sposteranno ben presto l’obiettivo sul primo rialzo dei tassi”. Per contro al di qua dell’Atlantico la Bce ha preoccupazioni ben diverse, in Giappone la BoJ continuerà a mantenere una posizione accomodante.

2 – La battaglia dell’Eurozona contro la deflazione

E’ la “preoccupazione ben diversa” della quale si accennava nel punto precedente. Il rischio di deflazione nell’Eurozona è cresciuto nonostante le misure adottate da Mario Draghi. “Un contesto deflattivo sommato a un aumento dei tassi di interesse di mercati trainato dai Treasury avrebbe effetti negativi sui Paesi periferici – spiega Beffy – e questo incrementa l’aspettativa che la Banca centrale europea intervenga con un Quantitative easing entro la fine dell’anno”. Tuttavia per l’Eurozona non saranno solo dolori. Gli analisti di Exane BNP Paribas pronosticano un’accelerazione della crescita in Europa che si manifesterà in particolar modo attraverso una domanda più forte per i beni durevoli.

3 – La ripresa dei beni durevoli nell’Eurozona

E’ già capitato negli Stati Uniti. Il recupero dei beni durevoli ha trainato i consumi. Lo stesso avverrà nell’Eurozona. Beffy si sofferma in particolare sul ciclo dei beni durevoli il cui acquisto è stato finora rimandato in “attesa di tempi migliori”. Solo che i tempi migliori ora sono arrivati: “Non si parla più di break-out dell’Eurozona, i governi sono impegnati nel tentativo di ridurre la tassazione e stimolare consumi e crescita, la politica monetaria rimane accomodante e gli indici di fiducia sono migliorati”. Tutto ciò si tradurrà in una maggior e propensione all’acquisto, finora rimandato, di beni durevoli spesso obsoleti.

4 – Revival delle aspettative di crescita nei mercati emergenti

Sui mercati emergenti gli analisti di Exane BNP Paribas sono più prudenti. Lo erano anche prima del recente aumento di tensione. Anche i Paesi emergenti, tuttavia, beneficeranno dell’accelerazione dell’attività economica nei Paesi sviluppati. Un trend che non sarà privo di ostacoli come la necessità di rendere la politica monetaria più restrittiva e il rischio di un rialzo dei tassi oltre le attese negli Stati Uniti. “Bisogna però distinguere tra chi ha fatto i compiti a casa e chi non li ha fatti. I Paesi le cui banche centrali hanno aumentato i tassi di interesse saranno sostanzialmente al sicuro mentre gli altri si troveranno, anzi già si trovano, in acque agitate”. Infatti, in un contesto di generale rialzo dei tassi, Paesi che abbiano spostato verso l’alto la propria curva dei rendimenti potranno offrire ritorni sufficienti a trattenere i capitali a rischio di fuga. La Cina è ovviamente il bastone più pericoloso, in grado di bloccare le ruote del carro della ripresa sincronizzata. “Uno dei problemi principali è il peso dello shadow banking in Cina, settore che rappresenta il 20% del pil  – precisa Beffy -. La Repubblica popolare è intenzionata a far rientrare il fenomeno e ci sono diverse idee sul tavolo dei governanti. Nel momento in cui verranno attuate, tuttavia, non si può escludere un aumento delle tensioni sui mercati finanziari. Dopotutto è un 20% di pil che deve, in parole semplici, essere ricollocato”.

5 – Viva Brazil!

Il Brasile è un Paese emergente e non è stato risparmiato dalle tensioni delle ultime due settimane. Tuttavia “è uno di quei Paesi che ha fatto i compiti a casa. La Banca centrale del Brasile ha alzato i tassi di interesse. E’ un ottimo argomento per trattenere i capitali finanziari all’interno della nazione”. Oltre a ciò gli analisti prevedono un miglioramento dell’economia del Paese che sarà sostenuta, tra l’altro, da un incremento degli investimenti governativi in vista delle elezioni presidenziali di ottobre. A favore del Brasile giocano infine la posizione del real brasiliano che “non appare caro rispetto alle altre valute emergenti e il calo del rischio inflazionistico”.

6 – Una politica francese volatile

La Francia rischia di diventare il prossimo grande malato di Europa. Anche in questo caso si tratta di compiti a casa non fatti, ovvero di riforme non attuate. Alle quali si aggiunge la cattiva abitudine di non rispettare gli impegni sul deficit. Nel corso del 2014 a questi due fattori si potrebbe sommare una vittoria dell’estrema destra nelle elezioni europee di maggio. Nonostante tutto “c’è un segnale confortante, l’inizio di un cammino di moderazione salariale. E’ un buon viatico per l’industria francese in crisi di competitività”.

7 – Ulteriore rialzo del prezzo del rame

Le determinanti di un nuovo movimento al rialzo del prezzo del rame dovrebbero essere, secondo gli analisti di Exane BNP Paribas, l’accelerazione economica dei Paesi sviluppati e l’aumento della domanda da parte della Cina, in trend positivo dal giugno scorso. Inoltre il deficit strutturale dal lato dell’offerta diventerà più evidente entro fine 2015.

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