Le nuove frontiere del riciclaggio: con i Bitcoin il denaro sporco viaggia in rete
Il fenomeno dei Bitcoin (pagamento on line con gettoni) sta diventando sempre più popolare tanto che negli Stati Uniti sono scattati i primi arresti per riciclaggio attraverso questa forma di pagamento. Le nuove frontiere del denaro sporco viaggiano così. Aira, associazione antiriciclaggio ha sempre manifestato alle autorità di settore la vulnerabilità di questi sistemi di pagamento elettronici considerati a rischio.
“La limitazione all’utilizzo del contante, come ho più volte ribadito, non è la soluzione al problema del riciclaggio e evasione fiscale” – ha affermato Ranieri Razzante – Presidente dell’Associazione – “I dati del fenomeno Bitcoin costituiscono la migliore smentita alle teorie con le quali affrettatamente si demonizza la moneta contante affermandone il principale utilizzo per evadere il fisco o per riconvertire denaro della mafia”.
Il valore di un Bitcoin è pari a circa mille dollari e poiché l’acquisto di questa moneta si ottiene attraverso un software anonimo, è facile immaginare i volumi potenziali che può raggiungere un utilizzo a fine illeciti del Bitcoin.
“Oggi in circolazione non abbiamo monete di pari valore – riprende Razzante, che è anche docente di legislazione antiriciclaggio all’Università di Bologna – purtroppo ci si preoccupa ancora ossessivamente del cittadino che preleva o versa soldi contanti sul conto corrente e meno di quello che acquista carte prepagate, usa carte di credito, bonifici bancari verso destinazioni lontane e non giustificabili con la propria attività”.
L’effetto è che si riduca l’accesso a transazioni quotidiane a chi possiede contante agevolando così individui che si muovono in rete bypassando controlli di ogni tipo. Alla luce di ciò, AIRA auspica che i legislatori comunitari e nazionali intervengano sollecitamente sulla limitazione degli scambi virtuali, essendo ormai noto che trasportare contante è molto più rischioso per la criminalità organizzata e per gli evasori fiscali.