Islanda: mutui ridotti alle famiglie, pagheranno le banche. Perché da noi no?
L’Islanda risponde alla crisi con una ricetta inedita: cancellare i mutui ai contribuenti che hanno pagato troppo le conseguenze del default, facendo pagare il conto alle banche, che quel default l’hanno causato. Un ragionamento che non farebbe una grinza in una logica di giustizia, ma che (chissà perché?) non si è finora mai attuato. La nuova proposta, decisamente fuori dal coro, messa a punto dal governo islandese ha già scatenato l’ira delle grandi istituzioni finanziarie, come il Fondo monetario internazionale e le agenzie di rating, che minacciano l’Islanda di ridurre il rating e scoraggiare così gli investimenti esteri.
Nel fine settimana l’Islanda ha annunciato un piano da 150 miliardi di corone (ossia oltre 900 milioni di euro) sui mutui legati all’inflazione. Una mossa tesa a ridurre il debito delle famiglie per l’abitazione (equivalente al 108% del Pil, tra i più alti a livello internazionale), ridare fiato ai consumi e così accelerare la ripresa della nazione, collassata nel 2008. Nel dettaglio, il piano prevede:
– una svalutazione dei mutui legati all’inflazione, salita con il crollo della valuta dopo il default, che ha fatto schizzare alle stelle il prezzo di questi prestiti. I mutui legati all’inflazione saranno svalutati per un importo equivalente all’aumento all’indicizzazione superiore al 4,8% che si è verificato nel periodo da dicembre 2007 ad agosto 2010. Il piano assisterà più di 100mila cittadini (circa un terzo della popolazione dell’isola) e ha un valore di 70 miliardi di corone.
– una adozione di agevolazioni fiscali per i restanti 80 miliardi di corone. I titolari di questi mutui potranno usufruire di agevolazioni fiscali per i prossimi tre anni tese ad incentivare i risparmi pensionistici.
A pagare il tutto, ed è qui l’altra grande novità (oltre al fatto di sostenere le famiglie anziché tartassarle continuamente), non saranno più i contribuenti o lo stato, bensì le istituzioni finanziarie. “Il Tesoro servirà solo come intermediario nel finanziamento e nell’implementazione – si legge nella nota diffusa dal governo islandese – L’impatto sul Tesoro sarà insignificante nel periodo 2014-2017”. L’Islanda infatti intende finanziare il programma aumentando le tasse alle banche e agli hedge fund.
La proposta dell’Islanda è frutto della coalizione di centro-destra, formata dal Partito Progressista e dal Partito di indipendenza, che ha vinto le elezioni all’inizio di quest’anno proprio sulla promessa di ridurre l’onere finanziario sulle famiglie dopo anni due anni di austerità (nemmeno tanti!). L’Islanda era collassata nel 2008, travolto dal sistema finanziario. Ma oggi la sua economia è tornata a crescere a un ritmo ben superiore rispetto a quella dei Paesi periferici, che hanno invece adottato misure lacrime e sangue. Uno schiaffo morale al Fondo monetario internazionale e alle tanto blasonate agenzie di rating.