Euro/dollaro: differenza di vedute
Qualche giorno fa e ben prima dell’intervento di Bernanke della Fed in cui si è dibattuto circa una limitazione prima e un’interruzione poi degli aiuti all’economia, ho letto l’analisi del cross Euro/dollaro da parte di Goldman Sachs che lo vede a 1,34 tra tre mesi, a 1,37 tra sei mesi e 1,40 tra un anno. Mi sembrava un’ipotesi paradossale e difficilmente percorribile in quanto la valuta europea avrebbe dovuto rafforzarsi sul dollaro pur in presenza di un’economia in forte crisi e di serie difficoltà per i titoli di Stato dei Paesi europei.
Dopo la contrazione degli stimoli monetari da parte della Fed il cross è sceso in maniera netta ed oggi viaggia leggermente al di sotto di 1,30.
Secondo Merrill Lynch invece, il cambio euro/dollaro è destinato a correggere fino a quota 1,25. La banca d’affari americana è particolarmente convinta che la dinamica del cross sarà ribassista, tanto che gli obiettivi potrebbero essere ancora più ambiziosi: prevede un generale rafforzamento del dollaro con particolare riguardo alla valuta europea per le difficoltà oggettiva della zona Euro. A ciò bisogna aggiungere i segnali macro positivi che potrebbero aumentare l’interesse verso i titoli di stato e bond in dollari a cui seguirebbe ineluttabile l’apprezzamento del biglietto verde.
Deutsche Bank vede il cross in discesa fino a 1,28 sulla base del fatto che l’azionario a Wall Street dovrebbe sovraperformare rispetto alle piazze europee.
Opinioni quindi decisamente discordanti. Quello che invece dovrebbe essere sottolineato è che in questo momento un refolo di vento genera sconquassi e una dichiarazione di Draghi o un dato della disoccupazione troppo incoerente rispetto alle attese potrebbe generare un accrescimento di volatilità da una parte o dall’altra.
Va da sè che sulla base di quanto affermato, oggi fare una previsione a un mese mi sembra azzardato per il rischio crescente di commettere importanti errori di valutazione.
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Mauro Masoni, CMC Markets