Nuovo redditometro 2013: cosa cambia, cosa dobbiamo sapere
Il Redditometro è stato lo spauracchio del Governo Monti nel corso del 2012. L’intento dello strumento era chiaro: diminuire quanto più possibile le evasioni fiscali monitorando le spese dei contribuenti e mettendole poi a confronto con le dichiarazioni dei redditi, per capire quali e quante fossero le incongruenze tali da delineare una situazione di evasione fiscali ai danni dello Stato Italiano.
Ma il sistema del redditometro è stato duramente messo sotto accusa per alcuni meccanismi ritenuti eccessivamente duri e invasivi della privacy dei cittadini, soprattutto di quelli onesti, pertanto l’Agenzia delle Entrate ha deciso di rivedere l’intero meccanismo legato al cosiddetto “Redditometro”, preparandone una versione alleggerita sotto alcuni punti e rivista sotto altri, per renderlo uno strumento efficiente ma soprattutto valido e ben visto dai cittadini onesti, che non devono aver paura di dichiarare le loro spese per non incorrere negli accertamenti fiscali visto che, coi parametri piuttosto rigidi della versione precedente, rischiavano di risultare fuori norma anche chi aveva sempre dichiarato tutti i redditi. Da voci interne all’Agenzia delle Entrate si dice che la circolare attuativa del nuovo redditometro verrà inviata a breve.
Una delle prime significative novità e modifiche del Redditometro 2013 riguarda la validità dello strumento, che non sarà retroattivo per una serie di complicazioni che si vengono a creare quando si prendono in considerazione degli accertamenti fiscali risalenti a un periodo precedente a quello che utilizza i metodi di calcolo attuali sui quali di basa il Redditometro, che ha disposizione un’amministrazione finanziaria che in passato non era presente e che quindi non poteva fornire i dati di cui necessita lo strumento.
Ma una delle conquiste forse più rilevanti del nuovo redditometro è senza dubbio l’abbandono delle medie Istat, che da sempre rappresentano motivo di lotta perché disegnano una realtà che all’atto pratico non esiste, basandosi su meri dati matematici che in effetti creano solo confusione e sballando quella che è l’effettiva situazione. Nel nuovo redditometro le medie Istat verranno utilizzate solo per creare dei riferimenti relativi alle spese certe, ossia quelle che sono già standardizzate o che comunque possono essere verificate mediante registri pubblici, come acquisti di immobili o di veicoli, mentre per le spese più soggettive come alimentari, abbigliamento e attività ricreative non entreranno in gioco i dati Istat.
Cambiano anche i criteri di verifica e conciliazione in sede di contenzioso, dove il contribuente non sarà più tenuto a esibire le ricevute fiscali e tutti quei documenti che attestino le sue spese e di conseguenza la sua buona fede in ambito fiscale; nel caso in cui il contribuente e il Fisco non dovessero pervenire a una conciliazione, solo in questo caso, si potrà procedere con l’accertamento e nel caso in cui il Fisco con l’accertamento verifichi che l’evasione esiste, ma è al di sotto di 20 mila euro, dovrà necessariamente lavorare per arrivare a una mediazione ed evitare contenziosi giudiziari.
Tutte queste modifiche sono state apportate per rendere ancora più chiaro l’obiettivo del redditometro, che non è quello di tartassare e colpire solo i piccoli evasori dello scontrino, ma è soprattutto quello di andare a stanare i grandi evasori, che nel tempo hanno accumulato un debito col fisco di diverse centinaia di migliaia di euro, se non milioni, e che praticano la cosiddetta evasione spudorata, come dichiarato in più di un’occasione da Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate.