Crisi: la fonte principale dei problemi è l’euro, unica soluzione è abbandonarlo! Siete d’accordo?
La situazione nell’Eurozona è molto negativa e la fonte principale dei problemi è l’euro. A sostenerlo è il co-fondatore e amministratore delegato di Saxo Bank, Lars Seier Christensen.
Ecco il suo punto di vista (riportato quasi del tutto in modo integrale). La sua visione, che guarda da vicino l’Italia, appoggia l’idea di abbandonare l’euro come unica soluzione possibile:
Introdotto senza alcuna base solida, l’euro non è altro che un castello di sabbia. Non esiste un’economia o una politica fiscale comune, il supporto pubblico è in calo e l’impatto dell’euro su produttività e competitività è stato devastante per la maggior parte dei partecipanti. Mancano semplicemente le basi per una valuta comune e la volontà di affrontare le conseguenze delle sue alterazioni, quale il trasferimento dei pagamenti ai paesi in perdita e i bond comuni, è praticamente inesistente. Com’era prevedibile, la Grecia ha perso tutta la sua competitività, mentre la Germania ne ha tratto grande vantaggio.
Solidarietà e flessibilità nazionale non esistono tra i paesi membri dell’Eurozona e non possiamo aspettarcela. Anche nei periodi migliori, e figuriamoci in quelli di crisi, la responsabilità principale di un governo deve essere nei confronti dei cittadini e non verso paesi lontani visti dai propri connazionali come spendaccioni irresponsabili. Pertanto, storicamente l’unica via d’uscita per i paesi poco competitivi è stata la svalutazione esterna, che è estremamente importante per riportare l’equilibrio di tanto in tanto. La svalutazione competitiva è sempre stata dichiarata sleale ed egoista dai politici, ma in realtà, insieme alla rivalutazione, fa parte della normalità per la maggior parte delle valute principali ed è utile per il mercato. Rimuovendo questa possibilità, l’unica opzione per i membri dell’Eurozona è una svalutazione interna, una strategia politicamente impossibile e dolorosa oltre il necessario per la popolazione colpita.
L’esempio più recente di questa impossibilità è l’Italia. La commissione europea ha promosso ripetutamente l’idea che il governo tecnico di Mario Monti fosse rispettato e accettato dagli italiani. Ma la prima volta in cui Monti è stato esposto al giudizio pubblico, è stato distrutto. E ora, sia Beppe Grillo che Silvio Berlusconi continuano a dichiarare che l’unica soluzione per l’Italia è abbandonare l’euro. Hanno ragione.
Ovviamente, la situazione è la stessa per la Grecia, ma anche per la Spagna e, infine, qualunque altro paese che sviluppi meno competitività rispetto alla Germania. Francia compresa, è solo una questione di tempo.
Ma per quanto tempo questo processo può trascinarsi avanti, anche se un risultato finale negativo è garantito?
È difficile. Ovviamente, un capitale politico immenso è stato investito nel progetto euro e un fallimento sarebbe molto imbarazzante per paesi e politici leader. Quindi, mi aspetto che l’euro sia mantenuto vivo finché sarà possibile.
L’unica possibilità di bloccare questa follia sarebbe una protesta di massa degli elettori – e questo è esattamente quello che stiamo iniziando a vedere. In Italia, un rifiuto della persona nominata dall’Ue e un parlamento ingestibile. In UK, la crescita del partito indipendentista che sta per diventare nazionale e, credo, a breve anche in Germania, dove il malcontento e la diffidenza nei confronti dei partner europei sta crescendo. E, di certo, quando un giorno i cittadini tedeschi si rifiuteranno di pagare altre tasse (nonostante i vantaggi che la Germania ha avuto nell’essere l’unico paese forte dell’Eurozona) l’euro finirà, almeno nel suo formato attuale.
La fine potrebbe essere un addio dei paesi Club Med, una rottura totale, potrebbe esserci un’Eurozona a due o tre velocità, oppure la Germania potrebbe lasciare la scena, portando ad una delle situazioni precedenti.
Ma, nel frattempo, sperimenteremo delle riparazioni di breve periodo, presentate come conquiste e soluzioni grandiose, che provocheranno danni ulteriori per la validità monetaria dell’Eurozona e momenti di stallo quando si tornerà alla realtà. La debolezza attuale non è dovuta a Berlusconi. È dovuta al fatto che la realtà è stata oscurata per alcuni mesi, per essere rivelata nuovamente solo quando gli elettori (o i mercati) avevano la possibilità di reagire. In realtà, credo che dovremmo essere grati perché l’effetto Berlusconi ha messo in evidenza le difficoltà – prima torneremo in contatto con la realtà e meglio sarà. Alla fine l’euro dovrà finire e sarà meglio utilizzare tutti i soldi spesi per le politiche di “extend-and-pretend” per un’eliminazione organizzata, ben strutturata e attenta della valuta. Ma, con ogni probabilità, la fine non sarà ben strutturata, ma un processo caotico e distruttivo.
Come potrà tale disastro incidere sui vostri investimenti?
Sarà una situazione veramente molto difficile.
State molto attenti a fidarvi di depositi o schemi pensionistici dei governi che possano in qualche modo bloccare il vostro denaro. Le regole verranno molto probabilmente modificate a vostro svantaggio una volta finite le opzioni finanziarie per i governi europei. Attenzione ai titoli di stato: avranno un netto calo dal punto di vista del valore e probabilmente saranno ristrutturati in gran parte dell’Eurozona. Pagherete tasse ancora più alte. E dovranno essere trovati dei capri espiatori, quindi aspettatevi che altre banche affondino e che si diffonda odio verso i mercati finanziari.
Sfortunatamente, il futuro sembra non essere in Europa. Almeno non nel breve periodo. Ma sono fiducioso che ci stiamo rendendo conto di quanto sia difficile la situazione. Capire la realtà è il primo passo per accettarla e affrontarla in modo razionale. I cittadini europei non credono più alla propaganda di Bruxelles e questo forse è un buon segno, c’è ancora una speranza.
Ma di certo, se anche la situazione dovesse migliorare, continueremmo ad avere un sistema di welfare eccessivo e società con diritti immorali. Non è facile essere europei in questo periodo.
Generalizzare su questo argomento è l’errore più grosso che si possa fare…
Se, come mi sembra di aver capito seguendo i vari blog, (premetto che sono ignorante in materia) non è possibile avere la stessa moneta per economie cosi diverse, è indispensabile uscire dall’ Euro.
Ma, siamo sicuri che non esista altro modo, che sò una rinuncia dei paesi del nord ai loro vantaggi svalutando l’ Euro oppure due Euro diversi. Insomma, se in una comunità c’è qualcuno più forte, credo che sia giusto che dia di più, oppure se non vuole esca da questa comunita. Allo stesso modo quelli più deboli aiutati devono comunque dare il loro contributo non sprecando risorse o usandole male.
Io vorrei che l’ Europa continuasse a esistere.
Ma che sia un Europa più giusta per tutti.
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l’euro è un instrumentum regni !
il suo vero scopo è formare un’unione politica europea, che non è come “GLI STATI UNITI D’EUROPA” ma è come un “URSE” – Unione delle Repubbliche Socialiste Europee – cioè una super congregazione di tutti i parassiti immaginabili possibili.
non è un caso che siano i socialisti i maggiori fautori / sostenitori dell’unione politica e fiscale, salvo mettere in scena il misero teatrino della disputa “rigore/crescita”
un esempio è la tobin Tax: perfino il porco di mio cugino Ettore sapeva che non avrebbe reso nulla e che avrebbe solo impoverito le economie che la adottavano, ma era proprio questo il suo scopo, uno scopo etico: ridisegnare le economie che le popolazioni assogettate avrebbero DOVUTO sviluppare.
ora, nel caso italiano, dopo la presa di coscenza collettiva che la-spesapazza-ci-porta-alla-rovina, l’abbandono dell’Euro può essere finalmente una realtà