VedoGreen: le società quotabili italiane valgono 4,5 miliardi di capitalizzazione
Sono stati presentati oggi a Milano i risultati dello studio “Green Economy on capital markets 2012 – II edizione”, condotto dall’Ufficio Studi VedoGreen su un campione di 113 società green quotate sui principali listini europei. Di queste, 13 negoziate sui circuiti di Borsa Italiana e caratterizzate da una capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro e modelli di business focalizzati sulle energie rinnovabili e sulla gestione dei rifiuti. Le società italiane individuate sono state: Aion Renewables, Alerion Clean Power, Biancamano, Eems, ErgyCapital, Falck Renewables, Fintel Energia Group, Frendy Energy, Industria e Innovazione, K.R. Energy, Kinexia, Sadi Servizi Industriali e TerniEnergia.
“L’industria green europea cresce anche nel 2011 con una performance positiva di fatturato ed Ebitda. Nonostante segnali di ridimensionamento nel 2012, con ricavi medi in crescita del 7% e Ebitda del 2% nel primo semestre, l’Italia con il 26% si conferma il mercato con la più alta marginalità (la media europea è pari al 12%, ndr)”, commenta i risultati dello studio Anna Lambiase, Amministratore Delegato di VedoGreen, aggiungendo che “per il 2012 l’outlook è positivo per l’Inghilterra grazie principalmente all’importante attività di R&D sviluppata e per i Paesi Scandinavi che mantengono un primato sulla solidità del portafoglio ordini”. In Francia e Germania le previsioni si attendono invece una significativa riduzione dei margini.
Proprio il processo di internazionalizzazione risulta la principale linea guida strategica annunciata dalle società europee per il prossimo triennio, insieme a una maggiore focalizzazione su business con più elevata marginalità. ” La grande componente di innovazione legata alla green economy è testimoniata dalla significativa crescita del numero di brevetti depositati a livello europeo, con l’Italia seconda solo alla Germania”, mette in evidenza Anna Lambiase.
Vedogreen ha mappato le eccellenze nazionali green private, analizzate nei risultati economico-finanziari 2011 e selezionate sulla base di criteri di analisi finanziaria e requisiti di quotabilità. Sono state individuate 50 aziende green che esprimono una potenziale capitalizzazione di mercato di 4,5 miliardi di euro, un giro d’affari complessivo pari a circa 3 miliardi di euro e impiegano complessivamente circa 7.700 dipendenti.
Già, perché per molte società green che si sono strutturate negli ultimi anni, lo sbarco in Borsa potrebbe rappresentare un’opportunità da sfruttare per continuare la strada dello sviluppo. L’analisi sulla percezione degli investitori condotta da IR Top per VedoGreen ha infatti rilevato grandi potenzialità dell’investimento nel green per il prossimo decennio. A trainare la crescita dovrebbe essere principalmente proprio l’elevato livello di innovazione che l’industria green può offrire, specie nei comparti industriali piu nuovi legati all’efficienza energetica, eco-mobility, smart grids/smart cities e all’edilizia eco-sostenibile”.
“La green economy è una rivoluzione silenziosa, che sta producendo un cambiamento culturale in cui responsabilità e prosperità sono aspetti chiave non più disgiungibili”, ha dichiarato Renato Mannheimer, Presidente ISPO, evidenziando come i risultati sulla green reputation facciano risaltare come “nel 92% dei casi il consumatore apprezza l’imprenditore impegnato nel recupero e nel riutilizzo dei rifiuti, nel 91% dei casi dice di accordare le sue preferenze a imprese che usano fonti di energia rinnovabili”.L’istituto guidato da Renato Mannheimer ha indicato tra i settori green più interessanti su cui investire quelli legati alla gestione dei rifiuti, alle energie rinnovabili e al trattamento della acque inquinate.