Bus Sharing: come funziona il modo economico per viaggiare
La sharing economy sta facendo sempre più proseliti nel nostro Paese, e dopo l’introduzione del bike sharing e del car sharing è arrivato anche il bus sharing, un nuovo modo di viaggiare risparmiando e aiutando l’ambiente contribuendo alla riduzione del traffico nelle nostre città.
Condivisione e socializzazione: questi sono i capisaldi di una nuova filosofia di viaggio al centro della startup tutta italiana GogoBus, nata dall’intuizione di un gruppo di trentenni intraprendenti vogliosi di realizzare qualcosa che ancora non esisteva in questo comparto, sfruttando la stessa logica che muove le compagnie aeree low-cost, che negli ultimi anni stanno vivendo un periodo d’oro sotto ogni punto di vista.
Infatti, se le compagnie aeree a basso costo hanno permesso ad un sempre più crescente numero di persone di viaggiare quando prima dovevano limitarsi a sognare certe destinazioni, GogoBus vuole arricchire l’offerta di trasporto offrendo una valida alternativa a chi deve intraprendere viaggi a breve-medio raggio per cui l’aereo non è necessario.
Nonostante qualche complicazione burocratica iniziale dovuta soprattutto alla forma societaria da attribuire alla nuova compagnia, GogoBus ha rapidamente raggiunto i 150mila euro di capitale iniziale necessari per avviare il progetto, frutto di 130mila euro di finanziamento e di 20mila euro di capitale immesso nella società dai due soci primari che hanno fondato GogoBus.
Analizzando i fattori che muovono la sharing economy e che hanno contribuito al successo recente, quello senza dubbio più influente è quello economico: l’utente è inevitabilmente attratto da tutto ciò che gli permette di risparmiare qualcosa, soprattutto in un periodo storico come quello che stiamo vivendo.
Il concetto su cui si basa Gogobus è particolarmente semplice: se una persona deve andare da A a B, al momento della prenotazione con GogoBus sa già dal principio quanto gli costa il viaggio. Se la tratta da lui scelta non è disponibile può essere creata e prenotata ma fino a quando il viaggio non viene chiuso e confermato non si paga nulla. Perché?
Perché il principio di GogoBus prevede che il prezzo per ogni singolo biglietto sia inversamente proporzionale al numero di persone che effettuano il viaggio sullo stesso pullman. Un concetto logico, perché GogoBus sa fin dal principio quale sia il costo complessivo del noleggio di un pullman per raggiungere la destinazione, ma se, per esempio, la tariffa viene divisa per quaranta passeggeri anziché per trenta, il costo pro capite cala.
Riempire un pullman da 56 posti non è impresa facile: la soglia minima di partecipanti affinché la tratta venga confermata e approvata è di trenta. Attualmente, GogoBus può contare sull’appoggio di alcuni partner importanti come Gardaland e Tim, che hanno stretto un accordo per l’organizzazione degli spostamenti in direzione dei principali eventi della stagione estiva, che dovrebbe rappresentare il trampolino di lancio della start-up in vista dell’inverno.
Nel periodo caldo, infatti, sono molte persone che decidono di spostarsi per raggiungere il mare, i parchi divertimenti e le sedi degli eventi che si tengono sul territorio.
Ai passeggeri, GogoBus chiede la condivisione social per incrementare di volta in volta il numero di persone da coinvolgere in una specifica tratta: stando ai primi calcoli effettuati, il risparmio medio per ogni passeggero che dovesse scegliere di viaggiare con GogoBus è del 30% rispetto ai treni o alle automobili.
Per farci un’idea di quale siano le potenzialità del business, basta pensare che l’ANAV (‘Associazione Nazionale Autotrasporto Viaggiatori) stima in 2 miliardi di euro il giro d’affari nazionale, considerando che sono ben 7 milioni le persone che prendono il pullman nel nostro Paese (il 47% dei quali per fini turistici).