Chi è Marinella Soldi, Ceo Discovery Channel
Marinella Soldi è amministratore delegato Italia e direttore generale di Discovery Networks Sud Europa, un’area che comprende ovviamente oltre alla penisola tricolore, Francia, Spagna e Portogallo, un network televisivo con più di 30 milioni di abbonati.
Nata in Toscana il 4 novembre 1966, giorno coincidente con la tragica alluvione che sommerse Firenze, la Soldi si trasferì a soli 8 anni con i genitori a Londra, dove proseguì con gli studi, arrivando alla laurea nel 1989 alla London School of Economics e successivamente conseguì un master in Francia all’Insead di Fontainebleau.
L’ingresso nel mondo del lavoro la vide dapprima assumere incarichi direzionali prima in McKinsey & Company come strategy consultant e successivamente in Mtv Networks Europe come senior vice president dello sviluppo strategico ed il successivo rientro nel paese natale come direttore generale di Mtv Italia, canale di cui ha curato le fasi di ristrutturazione e rilancio.
Nel 2003, una prima svolta professionale la spinse verso la carriera di imprenditrice: dopo aver conseguito un diploma di Coaching, fondò la Soldi Coaching/Glitz, società con sedi a Milano e Treviso, occupandosi di consulenza strategica rivolgendosi ai mercati del settore technology e media. Impegno che nel marzo 2009 lascia per guidare le attività dell’Europa meridionale di Discovery Network.
L’importante crescita professionale ha attirato le attenzioni del premier Renzi in vista di una possibile candidatura per la Presidenza Rai, il cui consiglio di amministrazione scadrà formalmente il prossimo 12 luglio.
Soldi inoltre convocata nell’ottobre del 2014 per un’audizione alla Camera dei Deputati presso la Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni, espresse in maniera chiara le sue posizioni sul futuro della Rai. Per l’AD di Discovery l’emittente pubblica dovrebbe separare i business: da un lato il servizio pubblico e dall’altro la prospettiva puramente commerciale, in competizione con la tv privata. Più nel dettaglio, la proposta offerta dalla Rai dovrebbe passare attraverso la drastica riduzione del numero di canali, da 15 a 5 o 6 al massimo, con uno o due canali di servizio pubblico finanziati dal solo canone ed i restanti canali tematici finanziati solo con la pubblicità.