Apple: Per l’equo compenso è scontro con SIAE e il Governo

Scritto il alle 10:30 da Redazione Finanza.com

Come era ampiamente pronosticabile, la diatriba sulla questione di quello che è stato etichettato come “equo compenso“è esplosa e, a farne le spese, è quella che si può considerare la ruota più debole del ciclo produttivo, ovvero quella dei consumatori. A subire le conseguenze peggiori infatti non sono e non saranno i produttori, come era stato pronosticato da Franceschini poco meno di un mese fa, mentre firmava il decreto che ha aggiornato le tabelle di riferimento per stabilire il dovuto compenso per i diritti per ogni copia adibita ad uso non commerciale, ovvero privata.

Apple non ci ha pensato su due volte e ha preso la decisione di rendere più costoso l’acquisto dei suoi prodotti. Basti pensare che l’iPhone 5S da 16 GB ora costa poco meno di 4 euro in più, mentre il modello immediatamente superiore per capienza della memoria (quello da 32 GB) ha subito un aumento che si sostanzia in una cifra di poco inferiore ai 5 euro. L’aumento ha colpito, ovviamente, anche tutti gli altri modelli di iPhone, i tablet e i Mac “made” in Cupertino.

La domanda che molti analisti si fanno è se questa mossa dell’azienda a stelle e strisce sarà controproducente o meno. Premesso che è nel pieno diritto del colosso americano cambiare la propria politica in fatto di prezzi e che saranno i consumatori a decretare la bontà o meno di tale decisione, non si può non osservare che la scelta fatta dall’azienda guidata da Tim Cook potrebbe attirarle diverse critiche, considerando che Apple vende i propri prodotti a prezzi davvero elevati e che ha appena chiuso un trimestre con dati di vendita ottimali. Se poi ci si ferma a riflettere sul fatto che Cupertino, come molte aziende Usa del settore, fa di tutto per riuscire a trovare via legali attraverso cui non versare quanto dovuto al fisco nostrano, si capisce come questa mossa potrebbe comunque portare qualche conseguenza negativa nella percezione che i consumatori hanno dell’azienda.
In attesa delle reazioni dei consumatori, per cui comunque un aumento fino a cinque euro non è comunque oggettivamente un ostacolo all’acquisto di un prodotto Apple, è arrivata la contromossa della Siae, la quale si è detta pronta a dare la possibilità di acquistare “iPhone a prezzi transalpini” sul nostro territorio. Obiettivo di tale iniziativa? Rendere palese a tutti, nelle intenzioni della Siae, il comportamento poco corretto di Apple e l’ingiustificato aumento dei prezzi.

La Siae ha espresso disappunto per la reazione dell’azienda americana, che sul proprio sito ha pubblicato una spiegazione sul perché dell’innalzamento dei prezzi: spiegazione che secondo la Siae “è da considerarsi non corretta”, perché l’azienda non dovrebbe parlare di “tassa sul copyright“.

L’organizzazione che ha Gino Paoli come presidente ha emesso un comunicato nel quale fa presente di “aver constatato con rammarico l’aumento dei prezzi deciso da Apple, fatto che rende nuovamente palese come unico scopo di Apple sia quello di incrementare i propri guadagni discriminando i consumatori italiani rispetto a quelli degli altri paesi europei, nei quali, pur in presenza di una copia privata più elevata, i prezzi restano considerevolmente più contenuti”.
Sempre nel comunicato la Siae ha poi annunciato di aver “preso la risoluzione di combattere quella che non è che definibile come ingiustificata depredazione, arrogandosi la possibilità di vendere sul suolo italiano degli iPhone con un prezzo eguale a quello francese”. Quindi ha lanciato un appello alle associazioni dei consumatori italiani affinché “difendano i consumatori e la cultura italiana”.
A parte la domanda su come la Siae potrà mettere in pratica tale proposito, il quesito vero sta nel motivo di tale reazione. La risposta non è semplice ed è necessario avere ben presente anche quella che è l’attualità politica nostrana, con gli schieramenti politici che si danno battaglia sul decreto “pietra della discordia”.

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1 commento Commenta
dfumagalli
Scritto il 27 Luglio 2014 at 09:31

Quelli della Apple hanno fatto BENISSINO ad alzare il prezzo, anzi lo dovrebbero fare tutti i produttori costantemente vessati da quella che alla fine resta null’altro che la stessa ideologia “di massa” di sempre.

Franceschini, poi, è forse con Boccia una delle più classiche manifestazioni di gente “messa lì” solo per il berretto che indossano e assolutamente non per la capacità di affrontare i problemi in un modo serio.

Alla fin fine, anche questa del “equo compenso” non è altro che l’ennesima Tobin Tax. Quest’ultima, applicata agli speculatori che loro hanno deciso di considerare cattivi, mentre l’equo compenso va a colpire gli industriali cattivi e anche i consumatori cattivi.

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