Tassa sui risparmi: aumento aliquota al 26% dal primo luglio. Tutto quello che dovete sapere.

Scritto il alle 11:45 da Redazione Finanza.com

Dal primo luglio gli italiani devono fare i conti con una nuova tassa patrimoniale, che va a colpire i risparmi e i depositi.

In particolare, con il Decreto Legge n. 66 / 2014, comparso sula Gazzetta Ufficiale ad Aprile, è stato disposto dal Governo un aumento delle aliquote sugli interessi maturati dagli investimenti, chiamate anche rendite finanziare. Per questi prodotti, l’aliquota passerà dal 20 al 26 percento: sei punti di aumento percentuale che portano nelle casse dello Stato un bel flusso monetario a discapito dei risparmi maturati dagli investitori.

Andando più nello specifico a capire quali saranno i prodotti sottoposti a questa misura e quelli che, invece, non verranno minimamente intaccati dall’aumento.

Dovrà cominciare a calcolare l’aumento delle imposte chi:
ha investito in azioni e titoli similari. In questo caso gli interessi che sono stati maturati nel periodo che intercorre a cavallo con gli aumenti, sono stati dati in gestione derogata agli stessi contribuenti o agli intermediari finanziari, per evitare manovre inutili che comporterebbero u n incremento dei movimenti e, quindi, un caos burocratico facilmente evitabile;
ha all’attivo polizze assicurative. Gli interessi maturati con questa forma, per comodità sono stati suddivisi in: Interessi ante-aumento e Interessi post-aumento. E’ importante fare questa piccola specificazione, per evitare che alcuni investitori decidano di procedere con il riscatto di una polizza al fine di stipularne una che, con tutta probabilità, comporterebbe loro dei costi di gestione e di interesse superiori;
ha investito nei fondi di risparmio gestito. Per questa modalità di investimento vale la medesima struttura descritta al punto precedente;
ha investito in altri prodotti finanziari che, al momento della sottoscrizione, venivano indicati come prodotti soggetti a un’imposta del 20%. Per questi prodotti il calcolo dell’imposta sugli interessi maturati è diverso, perché se la cessione è stata fatta entro il 30 giugno, quindi prima dell’introduzione della nuova patrimoniale, il capital gain eventualmente maturato è stato tassato al 20%, secondo le vecchie disposizioni. L’eventuale cessione successiva al 30 giugno, con decorrenza dal 1 luglio, invece, prevede la tassazione sul capital gain al 26%.

Chi ha investito in uno dei prodotti finanziari indicati precedentemente, quindi, al momento della realizzazione dovrà fare i conti con l’aumento della tassazione sugli interessi maturati; ci sono tuttavia alcune piccole regole che è importante conoscere e che potrebbero palesarsi agli investitori.
Per quanto riguarda il discorso ante- e post- patrimoniale, sulla percentuale di imposta applicabile, è importante sapere che chi ha maturato una certa cifra entro il 1 luglio, potrà trovarsi due alternative: procedere col pagamento degli interessi entro il 30 settembre, sottostando all’aliquota del 20%, in modo tale da non dover più nulla allo Stato su quegli interessi e intascando, così, l’eventuale plusvalenza nel momento in cui deciderà di procedere con la vendita. Oppure potrà decidere di non versare niente allo Stato, continuando a far maturare i suoi interessi: in questo caso, però, nel momento in cui dovrà procedere con la cessione, dovrà sottostare all’imposta del 26% su tutti gli interessi maturati e sulle plusvalenze.
Nel caso di pagamento con aliquota al 20%, però, il risparmio del 6% dev’essere calcolato col rischio di un tracollo delle Borse: in quel caso l’investitore avrebbe versato allo Stato una cifra su un interesse non maturato.

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