Bce tassi fermi, ma Draghi prepara l’artiglieria: quali possibili conseguenze sui mercati?

Scritto il alle 14:30 da Redazione Finanza.com

La Banca centrale europea (Bce) ha lasciato i tassi di interesse fermi, mantenendo immutata la politica monetaria, ma il suo comunicato è stato molto più accomodante rispetto al mese scorso. In particolare, il presidente dell’Eurotower Mario Draghi ha annunciato che la Bce potrebbe implementare misure non convenzionali qualora l’inflazione dovesse mantenersi bassa per un lungo periodo di tempo. Inoltre, la persistenza di un’inflazione debole potrebbe far entrare in deflazione la zona euro in caso di shock. Shock che potrebbero essere determinati almeno da quattro fattori:

– aumento dei tassi a lungo termine a seguito di un effetto contagio determinato dal rialzo dei tassi americani

– prolungato apprezzamento dell’euro

– delusione sul momentum di crescita

– shock esogeno.

Bce: dalle parole ai fatti

“Dato che riteniamo che l’inflazione si attesterà in modo permanente al di sotto del target del 2%, pensiamo che la Bce passerà dalle parole ai fatti”, affermano Emmanuel Kragen e Florian Roger, entrambi global economist & strategist di Exane Derivatives, all’indomani dell’ultima riunione del comitato direttivo dell’istituto di Francoforte. “Un evento che potrebbe già prodursi a maggio qualora il dato sull’inflazione dovesse rivelarsi ancora una volta deludente. In caso contrario, ci appare più probabile che la Bce agisca a giugno quando il suo staff pubblicherà la nuova batteria di stime”, aggiungono gli economisti della banca francese.

Draghi ha, inoltre, indicato che il consiglio direttivo aveva anche preso in considerazione tra diverse opzioni, come la non sterilizzazione dell’SMP, il passaggio dei tassi di deposito in territorio negativo, ecc, il lancio di un’operazione di QE. Tuttavia, il governatore ha precisato che tale operazione potrebbe essere potenzialmente meno efficace in zona euro rispetto ai risultati registrati negli Stati Uniti perché il finanziamento dell’economia del Vecchio Continente avviene maggiormente attraverso le banche che attraverso il mercato. “Riteniamo che la Bce potrebbe privilegiare un’operazione che coinvolga le banche. In tale ottica, l’implementazione di un LTRO ci sembra ancora un’opzione molto probabile (LTRO modulabile secondo i collaterali – cf “Asset Allocation” pubblicata a febbraio 2014”, precisano Kragen e Roger nella nota odierna.

Quali sono le conseguenze per i mercati?

1 – Questa comunicazione più aggressiva della Bce dovrebbe essere positiva per le azioni europee;

2 – Inoltre, la comunicazione rende più forte la nostra convinzione di un indebolimento strutturale dell’euro rispetto al dollaro ad orizzonte fine anno;

3 – Lo spread tra tassi a lungo americani e europei (tedeschi) dovrebbe aumentare, in particolare sulla scadenza a 5 anni;

4 – Le valute emergenti (e di conseguenze le azioni emergenti) potrebbero essere, sul breve termine, delle possibili vittime collaterali del discorso di M. Draghi. Dato che l’indebolimento dell’euro si traduce fisiologicamente in un dollaro più caro, ciò può portare gli investitori a ridurre temporaneamente le posizioni di carry trade finanziate in dollari. Un movimento che, alla luce degli ingenti acquisti di asset emergenti nell’ultimo periodo come indicato dall’esame dell’RSI a 14 giorni, è ancor più da temere. Il real brasiliano, che si è apprezzato nelle ultime settimane sebbene i fondamentali del paese non abbiano registrato nessun segnale di miglioramento, ci sembra la valuta maggiormente a rischio contrariamente a quella dell’India o dell’Indonesia. Su un orizzonte di tempo più lungo, un passaggio all’azione della Bce, determinando un aumento della liquidità mondiale, è un buon segnale per gli asset rischiosi.

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