Renzi piace alla Borsa. Ma il sindaco lascia tre domande senza risposta
Ennesima ottava positiva per Piazza Affari che si conferma la migliore tra le principali Borse mondiali con un saldo 2014 arrivato a quasi +8% per il Ftse Mib rispetto al misero +1% del Dax. Il listino tricolore si è spinto ai nuovi massimi dal luglio 2011 vuoi per la certificazione dell’uscita dalla recessione (anche se la lettura del Pil del quarto trimestre non ha entusiasmato con un risicato +0,1% t/t), vuoi soprattutto per l’effetto staffetta Letta-Renzi. Infatti il cambio di governo ha dato ulteriore vigore al rally del Ftse Mib e l’approdo di Renzi a palazzo Chigi si preannuncia veloce e soprattutto “rumoroso” in termini di misure che il sindaco di Firenze intende mettere in atto nei prossimi mesi per dare una scossa al paese.
Guardando alle prospettive politiche e di riflesso per i mercati, quali sono i possibili scenari per l’Italia sia nel breve che nel medio termine? Nel breve l’approdo di Renzi a palazzo Chigi è da molti consideriamo uno sviluppo positivo per i mercati. Nell’European Watch di oggi gli analisti di Credit Suisse sottolineano come adesso si va a dissolvere l’incertezza circa la posizione del Pd, prima forza politica del paese, sul governo. Renzi si presenta come il “Demolition Man” che vuole a tutti i costi accelerare il processo di riforme che il governo Letta non è riuscito a portare avanti. “E’ probabile comunque che ci vorranno un paio di mesi prima che mercati e commentatori si facciano un giudizio più solido sul fatto che il suo premierato sia sufficientemente riformista”, rimarcano gli esperti di Credit Suisse.
Il discorso cambia se si guardano le prospettive di medio-lungo periodo. Credit Suisse vede un aumento dell’incertezza attorno alla stabilità del governo. Secondo la banca elvetica ci sono delle domande senza risposta, tra cui spiccano tre problemi in grado di mettere in discussione nel medio termine la tenuta del nuovo esecutivo e quindi la fiducia dei mercati circa le potenzialità dell’Italia di cambiare marcia.
Le tre domande senza risposta
1) La composizione del Parlamento non è cambiata. La fragilità di una maggioranza altamente diversificata è probabile che emerga di nuovo. Non è da escludere a priori una nuova versione di una “grande coalizione“. Renzi ha già raggiunto un accordo con Forza Italia di Berlusconi sulla legge elettorale. Il supporto di una porzione maggiore del centro-destra porterebbe a un governo più solido sulla carta, ma l’alta divergenza di vedute rischia di generare volatilità in futuro. Resta poi da vedere se Renzi sarà in grado di guadagnare un po’ dei voti dei parlamentari M5S scontenti.
2) Renzi deve ancora presentare un programma dettagliato.
3) Il M5S di Grillo e i suoi sostenitori potrebbero prosperare e trovare consensi facendo leva sul fatto che, da fine 2011 a oggi, Renzi risulta il terzo primo ministro consecutivo che non è espressione della volontà degli elettori.
Di certo se il tentativo di Renzi avrà successo, si riducono notevolmente le probabilità di elezioni sia quest’anno che nel 2015. Credit Suisse, che fino ad oggi riteneva molto alte le probabilità di ritorno alle urne dell’Italia nel 2015, ora vede tale eventualità smorzarsi e posticiparsi a dopo il 2016.