Obbligazioni convertibili: cosa sono, come funzionano e i vantaggi per gli investitori
Dopo alcuni anni in cui le società hanno trascurato le obbligazioni convertibili come strumento di finanziamento, il 2014 potrebbe segnare il ritorno in auge di questo tipo di obbligazione. A favore del rilancio delle obbligazioni convertibili la ripresa dei mercati azionari e il livello estremamente basso dei tassi di interesse.
Non sempre tuttavia gli investitori hanno capito appieno il funzionamento di questa tipologia di obbligazioni, fattore che dunque ha creato della diffidenza verso lo strumento. Nella speranza di contribuire a dare una visione più approfondita su questo tipo di bond, di seguito si approfondirà cosa sono, come funzionano e soprattutto quali sono vantaggi e gli svantaggi per gli investitori delle obbligazioni convertibili. Scopriamolo insieme.
Cosa sono le obbligazioni convertibili
Le obbligazioni convertibili sono bond che si possono convertire in azioni durante la vita del prestito in base a un prezzo e a un rapporto di cambio prestabilito. Questa possibilità è offerta dalla clausola di convertibilità incorporata dallo strumento, vero elemento peculiare delle obbligazioni convertibili che consente all’investitore di scegliere a una determinata scadenza se mantenere la propria posizione originaria di creditore della società o se diventare titolare di una partecipazione al capitale di rischio. La decisione se convertire o meno l’obbligazione dipenderà dal prezzo che l’azione sottostante avrà raggiunto alla data di possibile conversione.
Come funzionano
Le obbligazioni convertibili, come tutte le obbligazioni, offrono un rendimento garantito dato dal tasso di interesse richiesto dal mercato in fase di emissione dei bond. Il tasso può essere fisso o variabile. Nel corso della vita dell’obbligazione, il possessore riceve dunque il pagamento del flusso cedolare previsto. Il tasso di interesse riconosciuto dal bond rispetto a un’obbligazione tradizionale, di pari durata e affidabilità, sarà tuttavia inferiore. Questo proprio per la presenza dell’opzione di conversione incorporata nell’obbligazione.
Alla scadenza dell’obbligazione convertibile, il possessore avrà due differenti alternative. La prima, che di fatto replica il classico modello obbligazionario, è quella di incassare semplicemente il valore nominale del titolo. Il rendimento complessivo per l’investitore sarà pari alla somma del flusso cedolare ottenuto nel corso della vita dell’obbligazione, eventualmente maggiorato da un extrarendimento in caso di acquisto dell’obbligazione convertibile sul mercato secondario a un prezzo minore rispetto a quello del collocamento iniziale.
La seconda possibilità è quella di convertire l’obbligazione in titoli azionari. Quando il valore del titolo azionario oggetto della clausola di convertibilità è maggiore del prezzo di conversione, l’investitore ottiene un rendimento maggiorato. L’extrarendimento rispetto al semplice ritorno offerto dal flusso cedolare incassato è dato proprio dalla distanza tra il prezzo di mercato dell’azione al momento della conversione e quello di conversione. Tanto più il titolo è salito nel corso della vita dell’obbligazione convertibile, tanto maggiore sarà il guadagno che l’investitore potrà ottenere convertendo il bond in azioni e rivendendo queste direttamente sul mercato.
Il risparmiatore potrà ovviamente decidere di non vendere il titolo azionario ottenuto in fase di conversione: in questo caso tuttavia il rendimento del suo investimento dipenderà dal successivo andamento borsistico del titolo in questione.
La conversione delle obbligazioni può avvenire secondo due modalità: quella diretta e quella indiretta. La modalità diretta prevede che le obbligazioni vengano scambiate con azioni della società emittente l’obbligazione stessa, quella indiretta prevede invece la conversione con delle azioni di una società che è diversa da quella emittente. E’ il caso tipico delle società che per pagare meno interessi sul prestito si rivolgono a una società terza, tipicamente con un merito creditizio migliore, per collocare sul mercato l’obbligazione convertibile.
I vantaggi per imprese e investitori..
Le obbligazioni convertibili offrono diversi vantaggi, sia per le società che per gli investitori. Sul fronte societario, il vantaggio principale è quello di poter ottenere la liquidità richiesta a un tasso di interesse inferiore a quello che altrimenti verrebbe normalmente richiesto dal mercato.
Un ulteriore vantaggio per le aziende è dato da fatto che in caso di conversione dell’obbligazione in azioni da parte del risparmiatore, l’emittente non si troverà a dover rimborsare il prestito ed eviterà dunque di avere un deflusso negativo di risorse. Con la conversione delle obbligazioni da parte del portatore, la società vedrà infatti trasformarsi l’operazione sostanzialmente in un aumento di capitale.
Sul fronte dei risparmiatori, le obbligazioni convertibili sono vantaggiose in quanto in caso di default dell’azienda l’investitore si troverà in una situazione privilegiata rispetto a quella del socio puro. Essendo un titolo obbligazionario, questo strumento verrebbe infatti rimborsato prima di altri strumenti come le azioni.
Un ulteriore vantaggio è quello di poter di fatto prendere posizione su un titolo azionario senza incorrere completamente nel rischio di discesa dei corsi di Borsa dell’azione. Le obbligazioni convertibili tendono infatti a replicare in modo ridotto l’andamento borsistico delle azioni sottostanti.
Qualora in fase di conversione dell’obbligazione l’azione valesse meno del prezzo di conversione, l’investitore avrà la sicurezza di poter avere un rendimento minimo sicuro dato dal flusso cedolare e dal rimborso dell’obbligazione al suo valore nominale. Nello scenario migliore, con il titolo azionario con un valore sensibilmente maggiore rispetto al prezzo di conversione, il risparmiatore vedrebbe crescere significativamente il ritorno del suo investimento.
..e gli svantaggi
La pratica di emettere questo tipo di obbligazione è ampiamente diffusa fra le aziende che non intendono dare segnali negativi al mercato. In genere chi decide di emettere obbligazioni convertibili presume che l’andamento delle azioni della propria azienda sia in prospettiva positivo. Tuttavia non è detto che questo si materializzi effettivamente.
Escludendo dai possibili svantaggi un eventuale default della società emittente le obbligazioni convertibili, fattore di rischio che seppure con differenti sfumature accomuna tutti i titoli obbligazionari, il rischio maggiore per l’investitore si manifesta quando si verificano dei ribassi contemporanei sia dei corsi del titolo azionario che di quello obbligazionario. Si tratta indubbiamente di un fenomeno raro ma che tuttavia nel corso della bufera della crisi del debito dell’Eurozona si è chiaramente palesato.
In questo scenario, specialmente per quanto riguarda la parte legata ai mercati azionari, il valore dell’opzione incorporata nell’obbligazione convertibile si annullerebbe. Il titolare si troverebbe così a detenere una normale obbligazione ma dal basso rendimento.
Altro fattore negativo per questo strumento è il rischio liquidabilità dell’investimento. In molti casi i titoli sono poco liquidi e l’investitore potrebbe essere costretto a disinvestire a valori diversi, e inferiori, rispetto al fair value corretto. In aggiunta talvolta possono nascondere costi di transazione e conversione occulti.
Le obbligazioni hanno potenzialmente un ulteriore svantaggio legato al periodo di conversione. Spesso è limitato a solo pochi mesi (a volte settimane) all’anno e l’emittente può riservarsi la facoltà di rimborsare il prestito in via anticipata o obbligare l’investitore a convertire il prestito prima del previsto.