Mutui subprime: banche europee e americane sotto inchiesta per presunta frode
Le banche finiscono nuovamente nel mirino della giustizia statunitense. Motivo? E’ sempre lo stesso, quello che ricorre puntualmente da diversi anni: una nuova indagine legata ai mutui subprime. Secondo quanto rivelato dall’autorevole “The Wall Street Journal” le autorità starebbero investigando su una presunta truffa compiuta negli anni successivi alla crisi finanziaria: diversi istituti di credito statunitensi ed europei avrebbero ingannato i clienti, falsando deliberatamente i prezzi di alcune obbligazioni legate ai subprime. Pur di non tenersi in pancia quei cosiddetti “titoli tossici” gli istituti di credito statunitensi ed europei avrebbero manipolato i prezzi.
Tra le banche finite sotto la lente di ingrandimento delle autorità federali statunitensi “The Wall Street Journal“, che cita fonti vicine alle indagini, indica Barclays, Citigroup, Deutsche Bank, Goldman Sachs, J.P. Morgan Chase, Morgan Stanley, Royal Bank of Scotland Group e UBS.
L’inchiesta è un nuovo potenziale duro colpo per le banche, che stanno cominciando solo ora a gettarsi alle spalle i problemi legati alla crisi e andare oltre la rigida sorveglianza a cui sono state sottoposte negli anni scorsi per il loro ruolo nella bufera finanziaria scoppiata nel 2008. Le indagini, precisa il quotidiano finanziario americano, sono iniziate meno di un anno fa e per questa ragione sono da considerarsi in una fase iniziale”. A condurre l’inchiesta la Securities and Exchange Commission, la Consob americana e l’ispettore generale per il Troubled Asset Relief Program, ovvero Sigtarp.
Tra le banche sotto indagine anche J.P. Morgan che solo qualche giorno fa ha raggiunto un accordo con le autorità statunitensi per chiudere la vertenza relativa il coinvolgimento nel caso Madoff. Secondo l’accusa, la banca statunitense avrebbe “chiuso un occhio” sulla colossale truffa architettata dal finanziere Bernard Madoff. L’intesa, secondo quanto dichiarato da un portavoce della società, prevede il pagamento di una multa da 1,7 miliardi di dollari.