Banche e bancari: lo scontro si infiamma tra redditività e riduzione dei costi
Coglie di sorpresa l’annuncio dell’Abi, l’Associazione Banche Italiane, di sciogliere unilateralmente già da ora il contratto in scadenza nel giugno 2014 con la perdita di tutti gli aumenti salariali automatici. La reazione dei sindacati non si è lasciata però attendere. Gli stessi affermano che il settore che attualmente ha 330.000 dipendenti, ha già perso 28.500 posti di lavoro a causa della crisi economica e probabilmente altri 40.000 saranno gli esuberi dei prossimi anni. La motivazione ufficiale è stata data da Francesco Micheli che rappresenta l’associazione dei bancari: la crisi ha portato ad una diminuzione della redditività degli istituti di credito.
Il contratto in vigore prevedeva aumenti graduali, il primo di 50 euro mensili in vigore dal primo giugno 2012, il secondo aumento di 50 euro mensili in vigore dal 2013 e il terzo aumento mensile di 70 euro invece a partire dal 2014, ed è proprio quest’ultimo incremento che viene bloccato dalla disdetta unilaterale dell’Abi. Lo stesso contratto prevedeva un blocco degli scatti di anzianità per un anno e mezzo mentre l’orario settimanale era stato elevato.
I sindacati come prevedibile sono sul piede di guerra e annunciano scioperi per la fine di ottobre. A maggior ragione se si confrontano i dati sui costi medi dei dipendenti italiani rispetto a quello degli altri Paesi dell’Unione europea. E’ stato calcolato che un dipendente di banca costa in media in Italia circa 56.300 euro annui (si tratta comunque di un costo lordo e non di un netto in busta paga che è ovviamente molto inferiore). I sindacati denunciano anche le differenze che vi sono tra i vari istituti bancari, il che fa alzare il costo medio anche se la maggior parte dei dipendenti percepiscono meno della media. Banca Popolare di Milano per esempio spende circa 81.400 euro per ogni addetto.
La media però non è di molto superiore rispetto alla Spagna, ultima nella graduatoria europea, che invece ha un costo medio di 45.700 euro. Il costo più elevato è quello tedesco che arriva fino a 166.000 euro. L’inglese Barclays ha invece un costo per addetto di circa 95.000 euro. I sindacati, oltre a puntare l’attenzione sul fatto che il contratto disdetto sia al di sotto della media europea (pari a circa 70.000 euro), sottolineano come un dirigente in Italia percepisca uno stipendio che è circa 42 volte più elevato rispetto a quello degli addetti, anche se la responsabilità della scarsa redditività deve essere imputata proprio agli stessi dirigenti e non agli addetti, che semplicemente attuano le politiche decise ai piani alti.
Ma quali sono questi problemi di redditività a cui l’Abi imputa la disdetta del contratto? La relazione sulla chiusura del 2012 presentata nel mese di maggio dal direttore generale dell’Associazione. Giovanni Sabatini, conferma il forte calo di reddito rispetto al 2011, con una redditività in calo dal 2,38% del 2011 allo 0,47% del 2012. La flessione è stata generata, oltre che dalla diminuzione dei tassi di interessi e dei prestiti effettuati, anche dalla riduzione del costo delle commissioni di circa il 2,2%. Animi infuocati e sindacati sul piede di guerra renderanno quindi particolarmente caldo questo autunno.