Discesa Borse: correzione ampia e duratura o fase temporanea in un trend rialzista?
La politica monetaria resta accomodante fino a quando sarà necessario e sosterrà le prospettive di una ripresa dell’economia verso la fine dell’anno. Ci si aspettava qualche dettaglio in più in merito alle future mosse della BCE, ma Draghi non ha aggiunto nulla di nuovo rispetto a quanto già reso noto in precedenza.
E sulle borse cosa sta succedendo? Le criticità sono state numerose in questi ultimi tempi, dal fiscal cliff negli States alla recessione in Europa, con la Bundesbank che da ultimo ha tagliato le stime di crescita per la Germania nel 2013 e nel 2014, con un aumento del Pil dello 0,3% quest’anno contro lo 0,4% previsto precedenza e un +1,5% nel 2014 rispetto al +1,9% della vecchia stima (molto dipenderà dalla stabilizzazione dell’area euro). Ma nonostante ciò lo S&P500 è salito in un anno del 24%, dividendi esclusi; la stessa Piazza Affari con l’indice All Share, inclusivo dei dividendi, è volata addirittura più del 30%. Più di un analista ha evocato nelle ultime sedute l’Hindenburg Omen (segnale che scatta quando il numero di titoli che fanno nuovi massimi e nuovi minimi su base annuale al Nyse è molto alto), presagio che porta di solito a forti sell off sui mercati azionari. Indubbiamente il mercato sta attraversando una fase di estrema confusione, e nell’immediato sta guardando con un certo timore ai dati sull’occupazione Usa, attesi nel primo pomeriggio: forti i cali visti fino ad ora sul dollaro, non solo contro yen ma anche nei confronti dell’euro , mentre il Dow Jones è tornato a quota 15.000 punti (rimbalzando però sulla media mobile di medio periodo su chart daily).
La domanda che ci si pone è se la discesa dei listini sia solo l’inizio di una fase correttiva più ampia e duratura nel tempo, o se piuttosto la stessa rappresenterà solo una parentesi più o meno breve prima di lasciare il posto ad una ripresa degli acquisti. A frenare l’azionario sono senza dubbio i timori e le incertezze legate alla tempistica relativa all’exit strategy della Fed, e ben sappiamo quanto pesi il tasso di disoccupazione nelle scelte di politica monetaria fatte dalla banca centrale statunitense. Difficilmente Bernanke allenterà l’acquisto di assets, almeno nel brevissimo, ma dopo aver raggiunto certi livelli il mercato si è fatto via via più sensibile. Preoccupa in realtà anche la frenata della crescita economica, dato che negli Stati Uniti è atteso un rallentamento nel trimestre in corso e forse anche nel prossimo. Mentre qualche (debole) segnale di stabilizzazione, se non di vera e propria crescita, inizia a leggersi tra i dati europei: qui il comparto azionario è considerato sottostimato da più di un analista, e una decisa inversione di tendenza potrebbe essere una buona occasione di acquisto per i cassettisti.
Intanto su USDJPY prese di profitto si sono momentaneamente arrestate, su chart weekly la media mobile ha funto da perfetto supporto dinamico. Una correzione era assolutamente fisiologica, dopo il rally senza sosta delle ultime settimane. Attenzione però: un’ulteriore correzione appare ora improbabile (alla luce della montagna di liquidità pompata dalla BoJ), ma nel caso di una correzione più decisa dei mercati azionari (non solo nipponici ma anche statunitensi), i cali potrebbero proseguire per tutto giugno.
Eurusd ha sfondato al rialzo la media mobile di lungo periodo su chart daily, spingendosi sino a toccare nuovamente quota 1.33: nel pomeriggio la volatilità rimarrà alta con i non farm payroll, che nel caso dovessero superare le attese riporterebbero il cambio nuovamente verso area 1.3160.
Pietro Aldo Arriciati AFX Capital Markets