IMU: per pagarla basta rinunciare ad una tazzina di caffè. O poco più.
L’abolizione dell’IMU è uno dei temi più caldi degli ultimi giorni e al centro dell’attualità politica italiana. Per ora l’odiato balzello è stato congelato anche se molti partiti spingono per una definitiva abolizione della tassa, almeno relativamente alla prima casa.
E’ chiaro a tutti che il mancato gettito (circa 4 miliardi di euro) nel caso di abolizione sulla prima casa creerebbe nuove necessità da parte dello stato che dovrebbe cercare fondi altrove.
Riportiamo a tal proposito un’interessante riflessione di Primo Mastrantoni, segretario Aduc pubblicato sul sito dell’associazione che esprime i valori di questo obolo con uno dei beni più amati dagli italiani: la tazzina del caffè.
A nessuno piace pagare le tasse, specialmente se si sommano l’una all’altra con effetto idrovora sulle tasche dei contribuenti. L’argomento del giorno, IMU si’, IMU no, lascia lo spazio ad alcune considerazioni. Analizziamo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze, relativi ai versamenti IMU fatti dai proprietari per la prima casa.
1. Il versamento medio IMU e’ di 225 euro/anno, cioe’ circa 19 euro al mese, l’equivalente di 20 caffe’ espresso al bar.
2. Il 36% paga fino a 8 euro/mese, cioe’ 9 caffe’ espresso.
3. Il 77% versa fino a 25 euro/mese, pari a 27 caffe’ espresso.
Come si vede abbiamo preso la tazzina di caffe’ espresso come “unita’ di misura” dell’IMU pagata dalla stragrande maggioranza degli italiani. Su circa 18 milioni di contribuenti IMU, il 77% e’ pari a 14 milioni, il che significa che la stragrande maggioranza dovrebbe rinunciare (se lo prende) al caffe’ al bar per pagarsi l’IMU. Ricordiamo che circa meta’ della popolazione italiana non paga l’IMU perche’ non possiede una abitazione o perche’ le detrazioni annullano l’imposta.
Ovvio che i dati si riferiscono a medie percentuali e c’e’ chi ha pagato di piu’ e chi meno per gli stessi metri quadrati. Soluzioni? Abolire l’IMU sulla prima casa e aumentare quella sulla seconda (e successive) oppure aumentare le detrazioni per aiutare le famiglie o i soggetti bisognosi, rivedendo, ovviamente, gli estimi catastali.
ferrariferrari@finanza:
e per non pagarla la casta a cosa dovrebbe rinunciare?
ammonta ad 800 miliardi di euro annui la spesa pubblica in italia, l’imu sulla prima casa rappresenta meno dello 0,5 %
ben detto !!
e poi le statistiche dell’ADUC le lasciamo ai creduloni, a quelli delle fondazioni bancarie, ai proprietari degli hotel con cappella incorporata e delle case di cura di beneficenza e delle scuole religiose …
abbiamo un presidente della repubblica che ci costa 5 volte la Regina Elisabetta
ho rinunciato alla sigaretta per pagare l’aumento del condominio e la revisione annuale obbligatoria della caldaia
ho rinunciato alla spremuta per pagare l’aumento del canone TV e dell’occupazione del suolo pubblico per il passo carrabile e il tubo della fogna
ho rinunciato al cornetto per pagare l’aumento delle bollette di gas ed energia
ho rinunciato al caffè per pagare l’IMU
a cosa dovrò rinunciare per pagare la TARES? 🙁
PS
l’IMU è una tassa non sopportabile dal contesto socio-economico (e fiscale) italiano.
Va abolita con contestuale perequazione delle rendite catastali (senza aumento di gettito) da relazionare con l’effettiva e flagrante capacità reddituale del singolo immobile con possibilità di contraddittorio (senza vincoli) con l’agenzia del territorio.
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e per non pagarla la casta a cosa dovrebbe rinunciare?
ammonta ad 800 miliardi di euro annui la spesa pubblica in italia, l’imu sulla prima casa rappresenta meno dello 0,5 %